Crescent, slitta a giugno il processo
È slittata al prossimo 10 giugno la discussione davanti al TAR del ricorso dell’associazione Italia Nostra contro la realizzazione del Crescent. La richiesta di rinvio è stata formulata al tribunale dai legali dell’associazione. Gli avvocati Oreste Agosto, Oreste Cantillo e Pierluigi Morena hanno rappresentato, infatti, al collegio giudicante la necessità di presentare un nuovo ricorso «per motivi aggiunti» contro il Comune per impugnare anche l’avviso di asta pubblica (la scadenza è per il prossimo 7 giugno) per l’alienazione in proprietà dei suoli e dei relativi connessi diritti edificatori dell’area di Santa Teresa. Alla richiesta di Italia Nostra, sostenuta dall’amministrazione provinciale, che è intervenuta nel processo «ad adiuvandum», si è opposto l’avvocato Antonio Brancaccio, difensore del Comune, dichiaratosi disponibile a discutere subito la causa. Il tribunale (presidente Luigi Antonio Esposito, a latere il relatore Francesco Gaudieri e Giovanni Sabbato) non ha potuto fare diversamente ed ha accolto la richiesta di Italia Nostra, fissando la nuova udienza per l’esame della domanda sospensiva. Il bando (primo lotto funzionale), dopo il primo esperimento di gara, riguarda l’area dell’ex Hotel Jolly ed un’area di 6mila metri quadrati ove devono essere realizzati circa 16mila mq di superficie lorda di solaio totale. Il prezzo a base è stato fissato dal Comune in 11.750.000 euro. Avverso la realizzazione del Crescent ha presentato ricorso al Tar anche l’apposito comitato presieduto da Pierluigi Morena. Inizialmente sia il comitato «No Crescent» sia Italia Nostra si erano rivolti al capo dello Stato con un ricorso straordinario. Utilizzando una specifica disposizione legislativa, il Comune, però, aveva chiesto che il ricorso venisse deciso in sede giurisdizionale amministrativa, mediante la trasposizione dello stesso ricorso innanzi al Tar. Comitato “No Crescent” ed Italia Nostra denunziano un enorme impatto ambientale dell’opera e plurimi, presunti vizi di legittimità, compresa la violazione del Piano territoriale di coordinamento provinciale e dell’altezza massima consentita. Palazzo di Città, invece, ritiene i ricorsi inammissibili ed infondati.