Regi Lagni, tornano in libertà gli allevatori di bufale

Il gip: restrizioni illegittime si erano rimessi in regola
L'Arpac non l'aveva segnalato
27 aprile 2010 - Biagio salvati
Fonte: Il Mattino

Agli arresti domiciliari (pur sempre arresti) e con le aziende sequestrate per dieci giorni per un’accusa oramai superata. Un corto circuito innescato da una sorta di mancata comunicazione fra due apparati, quello giudiziario e quello di controllo (nella fattispecie quello dell’Arpac) che hanno fatto scattare lo scorso 16 aprile arresti e sequestri a carico di 22 titolari di aziende bufaline. Allevatori che, ieri, sono stati quasi tutti liberati dal gip Maurizio Santise, lo stesso che aveva firmato gli arresti chiesti dal sostituto procuratore Donato Ceglie della Procura di Santa Maria Capua Vetere e che ne aveva rigettati almeno altri 20, tra arresti e misure interedittive, nelle more del procedimento. Alla base della decisione del giudice, la documentazione presentata dai legali degli arrestati (alcuni dei quali ricorsi a nuove perizie) accusati a vario titolo di disastro ambientale, gestione illecita di rifiuti, di avvelenamento di acque e scempio paesaggistico. Ipotesi di reato risalenti al luglio dello scorso anno, periodo in cui – dopo le prime indagini – quasi tutti gli allevatori avevano provveduto ad ottemperare alle carenze. Illeciti sanati che però sarebbero dovuti finire in una relazione dell’Arpac che – secondo la difesa degli indagati – non ha provveduto né a controllare né di conseguenza a comunicare agli uffici giudiziari gli avvenuti adempimenti. Intanto, la Procura è andata avanti fino a chiedere al gip gli arresti ed indagando ben 58 persone. A notificare gli arresti furono i militari delle Fiamme Gialle di Caserta, che sequestrarono anche 25 aziende zootecniche (anche ieri quasi tutte dissequestrate ) e 4 impianti di depurazione delle acque reflue. Secondo l’accusa, le acque dei Lagni, il reticolo di canali che attraversano un bacino di circa 1095 chilometri quadrati tra le province di Napoli e Caserta, per anni sarebbero stati avvelenate anche da rifiuti liquidi e solidi di ogni genere come scorie di altiforni, carcasse di animali e di veicoli, tessuti, scarti industriali e solventi. Alle indagini della Guardia di Finanza, oltre all’Arpac, aveva collaborato anche l’Enea. Ed ora, come già accaduto in passato, è «probabile che, in base al decreto Berlusconi sull'emergenza rifiuti in Campania del 2008, l'inchiesta sui Regi Lagni e le disfunzioni dei depuratori passi alla Procura di Napoli». Lo ha detto il capo dei pubblici ministeri napoletani, Giovandomenico Lepore, a margine della conferenza stampa sull’operazione «Falena» tenutasi ieri a Napoli e riguardante gli sversamenti abusivi in cave e terreni. L’inchiesta sui Regi Lagni, che nelle scorse settimane aveva portato al sequestro di quattro depuratori nelle province di Caserta e Napoli, è condotta al momento dalle Procure di Santa Maria Capua Vetere e Nola, ma potrebbe passare a Napoli, per competenza territoriale. Per decidere in merito, ha aggiunto Lepore, nei prossimi giorni si svolgerà una riunione tra i magistrati interessati, coordinata dal procuratore generale Vincenzo Galgano. Il decreto legge n.90 del 2008, convertito nella legge 123/08, assegnava alla «superprocura» di Napoli la competenza in materia di reati ambientali e rifiuti e al gip collegiale la decisione su eventuali sequestri. Ad assistere gli allevatori, c’erano gli avvocati Mauro Iodice, Alfonso Quarto, Alessandro Diana, Pasquale Diana, Ferdinando Letizia e Lino Mascia.

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