Rifiuti, la Ue boccia la discarica nel Parco del Vesuvio
Quando a Terzigno i rappresentanti dei comitati che si battono contro le discariche nel Parco Vesuvio incontrano Judith Merkies, capodelegazione della Commissione Petizioni del Parlamento Europeo, sanno già che la parlamentare olandese si è appena prodotta in una ispezione rigorosa dell’impianto. Ai cittadini non è stato dato il permesso di entrare, ma loro si sono informati costantemente, a telefono coi sindaci, che raccontavano la visita minuto per minuto. E della Merkies è stato subito raccontato che ad un certo punto ha messo le mani tra i rifiuti indifferenziati ed ha tirato fuori un fusto di plastica, chiedendo al tecnico dell’Asia: «Cosa è questo? Che ci fa qui?». Ecco perché quando la deputata europea ha dichiarato ai comitati: «Trovo strano che un posto così bello e suggestivo sia stato utilizzato per ospitare una discarica», aggiungendo: «Io vi avrei fatto entrare, voi avete il diritto di sapere cosa avviene del vostro territorio», è partito un applauso spontaneo, carico di speranze. Del resto, la commissione che ieri mattina ha fatto tappa a Terzigno, in località Pozzelle, doveva verificare proprio le affermazioni contenute nelle petizioni preparate anche dai comitati vesuviani. Oltre ai parlamentari europei c’erano i primi cittadini di Terzigno (Domenico Auricchio), Trecase (Gennaro Cirillo), Boscotrecase (Agnese Borrelli) e Boscoreale (Gennaro Langella). E proprio Langella ha subito protestato: «Questa visita è una farsa, hanno fatto di tutto per dimostrare che l’impianto è in regola, hanno miracolosamente fatto cessare la puzza che ci ammorba da mesi. Per fortuna i commissari non si sono fatti abbindolare». Con i sindaci, anche il presidente del Parco Vesuvio, Ugo Leone, che nel corso della visita ha più volte sottolineato le anomalie del sito, a cominciare dalla presenza massiccia dei gabbiani, ormai parte integrante del panorama vesuviano. Leone non nasconde il suo scetticismo: «La delegazione ha mostrato attenzione e competenza, ma questo non ci autorizza ad essere ottimisti. Potrebbe partire una procedura d’infrazione, ma certamente il governo non chiuderà la discarica nell’area protetta». I commissari hanno annotato tutto e, all’uscita, si sono intrattenuti coi cittadini, hanno ascoltato le loro preoccupazioni, letto gli striscioni di protesta (molti dei quali scritti in inglese) ed hanno ricevuto decine di dossier. Il più corposo era quello di Legambiente: centinaia di pagine e un cd per dire che sia l’ex Sari, la discarica tuttora funzionante, che la cava Vitiello, destinata ad ospitare il secondo invaso e attigua alla prima, sono catalogate dalla Commissione europea come «S.i.c.» (sito di interesse comunitario) e «Z.p.s.» (zona a protezione speciale). «Basterebbe questo a impedire che possano ospitare i rifiuti», dice Pasquale Raia, responsabile delle aree protette per l'associazione ambientalista. Quattro gli italiani che hanno fatto parte della delegazione, Andrea Cozzolino, Vincenzo Iovine, Enzo Rivellini e Erminia Mazzoni. Per Cozzolino non ci sono dubbi: «Bisogna fare in modo che la seconda discarica non apra. Sarebbe la più grande d’Europa, un vero disastro». Erminia Mazzoni invece spiega: «Bisogna evitare di perdere i fondi europei, che servono anche per la bonifica di questo territorio».