Raid nella notte, incendiato camion della raccolta
Non è ancora l'alba quando due moto affiancano il camion dell'Igica. A Casavatore, in corso Italia, gli spazzini hanno appena accostato il compattatore davanti a un negozio per raccogliere il bidoncino dell'umido, e non si aspettano certo che la giornata si avvi così male. In un attimo dallo scooter scendono quattro ceffi con il viso travisato da cappelli e occhiali, uno estrae una pistola, un altro intima «andatevene subito» e i due sono già in fuga. Non si voltano nemmeno quando dalla cabina di guida dove sedevano poco prima si alzano le fiamme. Pochi minuti dopo, però, chiamano il sorvegliante dell'azienda di stanza in un ufficio del comune di Casavatore e danno l'allarme. L'uomo si precipita sul posto e trova il mezzo che ancora brucia. Immediatamente allerta i vigili del fuoco, in pochi minuti gli agenti arrivano e spengono l'incendio. Sul posto anche i carabinieri che avviano ne indagini. Indagini delicate, anche perché i manager dell'impresa e il sindaco di Casavatore, Pasquale Sollo, parlano subito di una chiara minaccia. L'agguato, a parer loro, servirebbe a sgomberare il campo da un'azienda che essendo di proprietà pubblica è tenuta al rispetto del protocollo di legalità. Proprietario dell'Igica, infatti, è il Comune di Caivano, e la partecipata sta subentrando in alcune zone alle imprese fulminate dalle interdittive antimafia della prefettura. A Casavatore è al lavoro dal novembre del 2009 e subito dopo il raid il sindaco Pasquale Sollo ha invitato il prefetto Alessandro Pansa a convocare il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. Alle forze dell'ordine, carabinieri e polizia, è stata invece chiesta la scorta degli automezzi dell'Igica e del consorzio unico delle province di Napoli e Caserta, sia nella fascia oraria 6-12 per la raccolta indifferenziata, che nella fascia oraria 12-18 per la raccolta differenziata. Ma non è finita. In campo è sceso anche il presidente dell'azienda Ottavio Raucci che ha spiegato: «Credo che l'agguato faccia parte di una strategiacontro di noi. Bruciare un camion è un fatto estremamente grave. Noi siamouna società controllata al cento per cento del Comune di Caivano e questo nostro modo di operare nel pieno rispetto del protocollo di legalità puòdarsi che dia fastidio a qualcuno. La mia prima preoccupazione è perl'incolumità dei lavoratori. Ma voglio dare un messaggio chiaro e forte:noi andiamo avanti per la nostra strada nel rispetto della legalità e dei codici etici. Alla magistratura chiediamo di indagare su quello che staaccadendo». Sulla stessa linea l'amministratore Gennaro Bruno che dice: «La nostra è un'azienda sana che si muove nel rispetto delle regole e in questo momentoquesto può creare problemi a chi si muove in maniera diversa». Negli anni scorsi l'Igica ha denunciato più volte danneggiamenti ai propri mezzi e a Marcianise ha subito dei furti sospetti. Ma non è tutto. Nell'ottobre del 2008 fu spedita una lettera a casa di assessori e consiglieri comunali firmata dal presidente Ottavio Raucci. Nei due fogli stampati al pc si muovevano appunti nei confronti del sindaco di allora, Giuseppe Papaccioli, che fu in seguito mandato a casa dalla sua stessa maggioranza (centrodestra). E poi una sfilza di accuse nei confronti dell'amministratore Gennaro Bruno che veniva definito amministratore di società colpite da interdittive antimafia. Bruno, in realtà, è stato liquidatore dell'Elektrica di Pianura sciolta per infiltrazioni camorristiche, ma non ne è mai stato proprietario. Passa qualche giorno e si scopre che la missiva è totalmente falsa: l'ha scritta qualcuno con l'evidente intenzione di spargere veleni. Una vicenda intricata sulla quale ora indagano i carabinieri della compagnia di Casavatore al comando del capitano Gianluca Migliozzi.