Discarica di Pianura, sprecati soldi pubblici
Resta aperto il fascicolo sul mancato recupero dell'area: atti trasmessi al pool Ecologia guidato dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara che dovrà decidere le prossime mosse. Sotto inchiesta il direttore dei lavori della società che doveva rimettere a nuovo la zona e i due collaudatori che dovevano vigilare sull'opera.
NAPOLI - Due miliardi e mezzo delle vecchie lire spesi da enti pubblici per far mettere in sicurezza e bonificare la discarica di Contrada Pisani a Pianura in seguito alla sua chiusura. Due miliardi e mezzo delle vecchie lire gettati al vento. Sprecati. Perché chi aveva ricevuto il denaro per risanare l'area non ha mai adempiuto al proprio dovere, come dimostra la comprovata presenza di percolato e biogas nel sito dismesso frutto di un'opera di smaltimento illecito andato avanti dal 1980 al 1995. Lo sperpero di soldi pubblici per ridare un nuovo volto a Contrada Pisani è l'unico punto fermo dell' inchiesta avviata due anni fa dalla procura della Repubblica di Napoli suIl'ex sito di sversamento dei rifiuti in seguito alla presentazione dell'esposto da parte di un gruppo di persone che lamentava l'insorgere di patologie tumorali nella zona dovute alla presenza di sostanze tossiche sprigionate dal terreno dove un tempo ha insistito la discarica. il pubblico ministero Stefania Buda, nonostante le capillari e tecniche indagini da lei ordinate ed eseguite dopo il sequestro del sito (che ne ha scongiurato l'apertura per fronteggiare l'emergenza rifiuti, mettendo fine alla rivolta dei cittadini che è sfociata in violenti scontri con le forze dell'ordine), non è riuscita a trovare elementi in grado di soddisfare la sete di giustizia di chi, in quell'area, è morto per tumore o lotta contro il cancro. Pochi giorni fa il magistrato inquirente ha dovuto con rammarico chiedere l'archiviazione del procedimento penale aperto contro tre persone per i reati di disastro ambientale, omicidio colposo ed epidemia colposa. In due pagine sono spiegate gli ostacoli impossibili da superare per accertare responsabilità umane nelle gravi condizioni di salute lamentate da alcuni cittadini, problemi che il prn Buda ha accertato in prima persona, recandosi mesi fa insieme ad una squadra di pg nelle case degli ammalati per interrogarli', per ascoltare le loro storie, recuperare le loro cartelle cliniche in pieno stile Erin Brockovic. L'impegno e la volontà di dare una risposta a chi confidava nella giustizia non è stato sufficiente. Scrive il magistrato: "è stato effettuato uno studio preliminare da un consulente tecnico specialista in epidemiologia" ma da questo lavoro "è emerso che i dati disponibili raccolti (numerose cartelle cliniche di residenti ed ex lavoratori della discarica, registro tumori, dati Inspels-Istat-Asl-Sdo ospedalieri.) non sono sufficienti per valutare i rischi per la salute derivanti dalla trascorsa ed attuale esposizione delle persone residenti a fattori ambientali di rischio". Il problema principale nel collegare alla discarica le numerose malattie respiratorie ed oncologiche lamentate dai cittadini "è scaturito dalla indisponibilità di dati relativi alla zona circoscritta dell'area nonostante la discarica e dunque la sussistenza di estrema difficoltà ad enucleare dai dati disponibili, relativi a macroaree, quelli relativi al trend specjflco dell'area di interesse sanitario". Inoltre il consulente tecnico ha osservato che in assenza di altri dati epidemiologici del tipo caso-controllo anche in soggetti sani, tuttora residenti nella zona incriminata, "non è possibile avere un quadro concreto e specjfico assolutamente necessario per provare la sussistenza del nesso causale delle interazioni e relazioni causa-effetto tra ambiente e incidenza sanitaria, ad esempio ecologia".
Per forze di causa maggiore, dunque, l'inchiesta sull'epidemia colpo- sa si ferma. E per forze di causa maggiore non è mai potuto decollare neppure il filone sullo sperpero di denaro pubblico, quello che il pm avrebbe inquadrato sul piano penale nei reati di truffa e di falso. Il magistrato aveva le idee chiare: il direttore dei lavori della società Di.Fra.Bi che aveva avuto l'ineaneo di mettere in sicurezza la discarica salvo poi procedere alla sua bonifica, nulla ha fatto di quanto gli cia stato ordinato dall'ufficio territoriale che fa capo alla Prefettura. Nonostante questo la società è riuscita ad intascare quasi tutti i due miliardi e mezzo delle vecchie lire che erano stati pattuiti. Se ci è stato possibile, dice la procura, è perché i due collaudatori, in accordo col direttore dei lavori, hanno dichiarato il falso nelle loro relazioni. Pensavano i tre di coprire con una documentazione una situazione allarmante che è sotto gli occhi di tutti. L'odore di rifiuti imputriditi nell'ex Contrada Pisani è ancora forte. Come forte è il tanfo insopportabile di muffa sprigionato dalla presenza di percolato. Segni tangibili del mancato recupero dell'ex disearica. Prime manifestazioni di un problema che la procura ha evidenziato con accertamenti tecnici, i carotaggi (tecnica per il prelevamento di canipioni per il controllo e l'analisi strutturale di manti stradali, ponti, fondamentn, murature di edifici): è stato provato che nel sito dismesso c'è una massiccia presenza di biogas e di percolato. Sostanze che poco prima dell'estate hanno determinato un incidente mentre i tecnici del ministero dell'Ambiente erano a Pianura impegnati ad effettuare i prelievi: all'improvviso c'è stata un'esplosione ed è scoppiato un incendio. L'unico aspetto sul quale forse si pu ancora intervenire penalmente è quello della mancata bonifica, ma spetterà al pool Ecologia guidato dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara decidere se e quali provvedimenti adottare nei confronti dei tre indagati: il pm Buda trasmetterà a giorni all'ufficio competente per materia tutti gli atti relativi all'inchiesta.