Montaguto, la frana che piace alla Camorra
Montaguto alfa e omega dei mali del sud: ambiente devastato, immobilismo, sperpero e mafia. La frana impedisce i collegamenti tra Puglia e Campania dal 10 marzo e da Roma il sottosegretario Guido Bertolaso ora si prende i pieni poteri da commissario straordinario che furono già di Bassolino, per risolvere la situazione a modo suo.
Intanto spezza in due il Mezzogiorno la ferita che vien giù dalla montagnola di 730 metri d’altezza (in cima un paesino di neppure 500 abitanti) lasciando i resti della frana sopra le rotaie già da un mese e quindici giorni, impedendo i collegamenti tra Benevento e Foggia: attivi degli autobus per percorsi alternativi per un’emer genza che sembra infinita. Anche perché gli smottamenti di Montaguto sono noti fin da epoca borbonica e poco sembra essere cambiato, tanto che l’attuale “trauma” comincia nel 2005, quando un cedimento colpisce la statale 90 delle Puglie, sulla sponda irpina. Dai Borbone al governo Berlusconi si arriva qui, passando per la nomina a commissario straordinario di Antonio Bassolino nel 2006: al governatore della Campania furono concessi pieni poteri per risolvere il problema. Nel frattempo passano gli anni e oggi l’eterna stagione di Bassolino è tramontata, ma Montaguto è una frattura nel Sud più di prima; oltre a rappresentare l’ennesima occasione di facili guadagni per la camorra, le cui infiltrazioni nella torta degli appalti, per i milioni di metri cubi di detriti e fango da spostare, sono già sotto la lente di una procura, quella di Ariano Irpino, che ha avviato un’inchiesta ipotizzando una serie di abusi nei lavori fin dal 2006. Lavori che procedono a rilento, a spizzichi e bocconi, il che significa, come spesso accade al Sud (il grande esempio è quello dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria) che qualcuno ha avuto interesse a lasciare tutto fermo, mentre solo la montagna si muoveva. Quel qualcuno è la camorra, perché l’emergenza rappresenta un bel business da gestire per le cosche: le ipotesi di spesa sono stimate fra i 20 e i 25 milioni di euro. Intanto, insieme alla nomina di Bertolaso, la presidenza del Consiglio ha dato mandato al ministero dello Sviluppo economico di stanziare 19 milioni di euro, soldi che saranno gestiti direttamente dalla Protezione civile.
Ma facciamo un passo indietro. Al centro della vicenda dal 2006 c’è Bruno Orrico, ingegnere, che fu nominato da Bassolino sub commissario, il numero due del governatore per l’emergenza Montaguto. Orrico con la scusa della fretta concede gli appalti per 5 milioni di euro con affidamenti diretti, sempre alla Idroeco, un’azienda di Caserta che fa capo alla famiglia Piccolo, senza alcuna gara. Con l’emergenza si può; ma i sospetti crescono perché lo stesso subcommissario, si scopre più tardi, risulta indagato nell’inchiesta sul sottosegretario Nicola Cosentino per presunti legami con i Casalesi e il 19 febbraio scorso Orrico si dimette. Montaguto non entra in quest’inchiesta, ma le accuse su Orrico sono pesanti perché il gip Raffaele Piccirillo fa riferimento a “evidenze granitiche” rispetto alle relazioni che ci sarebbero state tra l’uomo di Bassolino e la camorra, tanto che il sub commissario avrebbe aiutato i clan a infiltrarsi nel business delle discariche per sversamenti non consentibili, addirittura con rifiuti provenienti da cimiteri come legno e zinco di pezzi di bare. E’ ancora in sella Orrico, però, nell’agosto 2009, e può predisporre gli atti della gara per 2,6 milioni da investire in un’altra serie di opere idrauliche e di rimozione detriti. Questa volta la gara, quindi, c’è ma è “tormentata” fino all’assegnazione alla Botta Eurocostruzioni di Benevento: il contratto non sarà mai sottoscritto e i pagamenti non risultano da nessuna documentazione.
Dopo le dimissioni di Orrico, diventa commissario Mario De Biase, ex sindaco di Salerno, che appena mette le mani sull’affare Montaguto rimane sconcertato, tanto da rivelare alla stampa locale di aver ricevuto strane visite: “Parliamo di quattro, cinque milioni di euro sempre elargiti senza gare d’appalto e qualcuno di questi signori che lavoravano qui è anche venuto a chiedere i pagamenti”. Che la frana avrebbe raggiunto anche le rotaie arrivando a spaccare in due i collegamenti del Sud si sapeva, da parecchio anche. Almeno dalla relazione tecnica firmata dal geologo Francesco Maria Guadagno nel 2007: “Attenti, la frana è destinata ad arrivare alla ferrovia e al Cervaro. Dovete agire con rapidità, occorrono interventi drenanti nella parte alta della frana”. Adesso tocca a Bartolaso, pronto a stilare un nuovo progetto esecutivo insieme al Genio militare, mentre il deputato Dario Ginefra (Pd) ha presentato un’interrogazione per chiedere verifiche sulle infiltrazioni camorristiche nei lavori.