Depuratori fuorilegge, sfida tra le procure

Dai pm di Caserta e Nola ultimatum ai colleghi di Napoli: sequestrate il quinto impianto o lo faremo noi
18 aprile 2010 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino

Subito il sequestro del quinto depuratore, altrimenti sarà tutto inutile. È dall’impianto di Caivano che arrivano i residui ferrosi, gli oli esausti, gli idrocarburi. È dalla più grande area industriale del comprensorio Napoli-Caserta che, nel Tirreno, arriva la percentuale più elevata di veleni chimici. Ma, al momento, per una apparentemente banale questione di competenze territoriali, il depuratore è ancora in funzione e libero di continuare a immettere nei Regi Lagni la sua melma tossica. Se non sarà messo subito in sicurezza, renderà inutile la bonifica delle acque del canale di scarico, che inizierà la prossima settimana a opera dei tecnici e dei consulenti dell’Enea. L’allarme arriva dalle due Procure di Santa Maria Capua Vetere e Nola. Ma il loro è anche una sorta di ultimatum: in gioco c’è la salute dei cittadini; quindi, se la Procura di Napoli non interverrà subito, lo faranno loro. E ricordano che i colleghi della più importante Procura del distretto sono a conoscenza del problema sin dal dicembre scorso, quando fu trasmessa per competenza l’ultima informativa della Guardia di Finanza di Caserta sullo stato delle acque, quella che indicava le responsabilità dei cinque impianti di depurazione. La prima informativa porta la data del 15 giugno del 2009. La seconda - che comprende i risultati delle indagini batteriologiche sullo stato delle acque del Tirreno durante la terribile estate del 2009 - quella dell’8 novembre. Le analisi sui campioni prelevati nei pozzi distribuiti lungo i 1095 chilometri del bacino dei Regi Lagni segnalano la presenza, ben oltre i limiti tabellari previsti dalla legge, di ammoniaca, nitrati e nitriti, con la compromissione della falda acquifera. A causare l’inquinamento massiccio, una trentina delle 257 aziende zootecniche censite nel bacino: allevamenti che scaricano direttamente nei canali o che utilizzano il terreno non impermeabilizzato come piattaforma di stoccaggio. Lungo il tracciato esaminato dalla Guardia di Finanza ci sono anche cinque degli otto grandi depuratori di proprietà regionale, che palesemente non svolgono la loro funzione. Tre impianti comprensoriali - Orta di Atella, Marcianise e Villa Literno - sono nel territorio di competenza della Procura di Santa Maria Capua Vetere, così come sette amministrazioni comunali che scaricano acque reflue non depurate, cinque insediamenti industriali e 256 aziende zootecniche. La Procura di Nola è competente per l’attività del depuratore di Marigliano, per sei Comuni, quattro industrie e un’azienda zootecnica. I due uffici di Procura hanno chiesto e ottenuto il sequestro dei depuratori e delle aziende inquinanti. È il quinto impianto, quello di Caivano-Acerra, a essere ancora in funzione. Anche il Comune di Caivano scarica direttamente nei Regi Lagni i reflui non depurati. Nelle acque del canalone finiscono, inoltre, gli scarti di un’intera area industriale, quella di Pascarola. Ogni bonifica sarà inutile se non si partirà da qui.

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