Hydrogest, la lunga guerra con concorrenti e sindacati

17 aprile 2010
Fonte: Il Mattino

Novanta per cento a capo della ligure Termomeccanica S.p.A. e il restante dieci alla napoletana Giustino Costruzioni Spa. Queste le quote capitale del consorzio Hydrogest Campania che nel 2005 si è aggiudicato il progetto di finanza preparato dalla Regione per la ristrutturazione e gestione (per 25 anni) dei cinque depuratori del Ps3 (Pomigliano d’Arco, Marcianise, Orta di Atella, Villa Literno e Cuma). Aggiudicazione subito contestata - a causa dell’offerta giudicata «spropositata» - dal consorzio giunto secondo, capeggiato dall’Enel. Cominciò così la battaglia dei ricorsi. Il Tar accolse quello di Enel e soci e annullò il financial project. Verdetto ribaltato nel 2007 dal consiglio di Stato. Pochi mesi dopo iniziano le battagli sindacali all’interno dei depuratori. I circa 500 dipendenti non si sentono tutelati. «La Hydrogest - denuncia più volte il segretario regionale dell’Ugl Energia, Tammaro Tavoletta - non investe un solo euro per la ristrutturazione degli impianti. Al contrario li impoverisce non eseguendo neanche la manutenzione ordinaria». Lo scorso giugno, poi, la catastrofe: un manipolo di operai dell’impianto di Cuma, in polemica con i vertici della Hydrogest, apre le paratie e per tre giorni si riversano a mare tonnellate di reflui non trattati. Sull’intera costa domizia si diffonde la psicosi del mare malato e le spiagge si spopolano. In un comunicato, ieri la Hydrogest si è difesa ricordando gli «inadempimenti» dei committenti che avevano portato a maturare crediti «per oltre 70 mila euro», soldi solo di recente sbloccati dalla Regione; e si è detta fiduciosa che la magistratura «riconoscerà la correttezza» del proprio operato.

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