Torna l'allarme fumarole tossiche
Maddaloni. Inaspettata evoluzione del disastro ambientale. È diventata intermittente l'attività delle fumarole che ora immettono a singhiozzo in atmosfera gas caustici, irritanti per le mucose nasali e per gli occhi (benzene associato a toluene, etil-benzene e xileni). È aumentata invece la fuga di inquinanti, incontrollata e incontrollabile, dalla Masseria Monti. Lo smottamento delle coperture aveva aperto le vie di fuga per i gas. Ora l'allagamento del perimetro di cava e le oscillazioni stagionali della falda freatica sta causando la mobilitazione dei liquami contaminati sepolti. La mobilitazione istituzionale, dei mesi scorsi, non è servita a mettere in sicurezza il sito e a circoscrivere il rischio ambientale. «Peggio - testimonia Antonio Cuomo, presidente del comitato per la vivibilità - l'innalzamento invernale del livello della falda oggi aveva creato un lago, trasformato in recapito locale di tutti i veleni trascinati via dalla circolazione delle acque sotterranee. Ora, dopo l'accumulo c'è la dispersione nei terreni circostanti». Da qui, i gestori degli opifici, ipermercati, cash&carry, autosaloni, aree di servizio, megastore, e negozi, distribuiti tra Caserta Sud e Maddaloni, in rappresentanza di circa 1000 lavoratori, hanno presentato una nuova petizione a sostegno della richiesta ufficiale, avanzata dal Dipartimento di Prevenzione del distretto 13 dell'Asl Caserta, di «avviare una campagna di monitoraggio sul grado di inquinamento dei terreni circostanti». Cuomo relatore della raccolta firma (inviata anche in Procura) spiega. «Dopo i dati analitici, trasmessi dall'Arpac, sugli inquinanti liberati dalla fermentazione dei fusti sepolti, è urgente sottoporre a controllo tutte le matrici ambientali: aria, ma soprattutto suolo e acqua». E infatti, il servizio territoriale dell'Arpac e il Dipartimento di prevenzione dell'Asl distretto 13 hanno da tempo formalizzato l'urgenza scientifica, previa autorizzazione, di avviare una verifica del grado di contaminazione sui terreni agricoli, partendo dai pozzi irrigui adiacenti al sito contaminato ubicato nel triangolo ex-statale 265, variante Anas Maddaloni-Capua, San Marco Evangelista. Ma controllare l'attività irrigua significa che il rischio potenziale va esteso, entro un raggio di un chilometro, anche ai raccolti agricoli. Immediate le polemiche. «Ormai - commenta sarcastico Lino Martone, segretario provinciale di Altra Agricoltura - la zootecnia e l'agricoltura casertana, vittime di un'aggressione sistematica, servono solo da indicatori dello stato di inquinamento ambientale». E' condivisibile l'azione di prevenzione.