Rifiuti, il prefetto diffida 30 sindaci
La legge è chiara ma i Comuni, sembra, non si danno per intesi. E così il prefetto di Caserta Ezio Monaco ha preso carta e penna e ha inviato una lettera di diffida agli enti locali inadempienti: il «cartellino giallo» è scattato per 30 amministrazioni che sono state richiamate all'osservanza della legge 26 - quella che sancisce la conclusione dello stato di emergenza rifiuti - la quale prevede tra l'altro il trasferimento alle Province degli oneri relativi a Tia e Tarsu con il graduale passaggio di gestione del ciclo integrato nonché della raccolta e dello smaltimento alle società provinciali: nel caso di Caserta sarà la Gisec spa a operare nell'intero settore. Ebbene, da un primo screening condotto dal prefetto, sono pochissime le amministrazioni comunali del territorio che hanno comunicato alla Provincia l'elenco completo dei contribuenti di Tarsu e Tia nonché tutte le informazioni utili sullo stato del servizio di raccolta e smaltimento. Del resto - si ricorderà - erano stati proprio i sindaci, in sede di conversione in legge del decreto varato dal governo, a protestare e a esercitare pressioni affinché venisse rivista dal Parlamento quella parte del provvedimento che, assegnando alle Province il gettito finaziario del tributo, di fatto priva i Comuni di una importante voce di bilancio. Pressioni e proteste che però non sono bastate - nonostante una trattativa aperta dall'Anci e tuttora in corso - a modificare il testo normativo. Inoltre, anche quei Comuni nei quali non opera il Consorzio unico ma il servizio è affidato a un'altra azienda, devono inviare l'intero incartamento tecnico alla Provincia perché dovrà essere la stessa Gisec a ratificare il contratto. Una situazione del tutto nuova dal punto di vista procedurale, già portata all'attenzione del presidente della Provincia, Domenico Zinzi e dell'amministratore unico della Gisec, Felice Di Persia. Che cosa succede ora? Trascorsi dieci giorni dalla data di ricevimento della diffida, se i Comuni non si allineano, di fatto vengono avviate le procedure per la nomina di un commissario ad acta che provvederà - in danno dell'amministrazione inadempiente - a dare piena attuazione alla legge. Ma per i sindaci può essere rischioso: la eventuale nomina di un commissario ad acta costituisce il primo passaggio perché, in caso di ulteriori criticità, il prefetto possa relazionare al ministero dell'Interno prevedendo come «extrema ratio», anche la richiesta di rimozione degli amministratori locali. Un po' come è avvenuto lo scorso 31 dicembre per Casal di Principe e Maddaloni. Attraverso una procedura inedita, applicata dal ministro Maroni, che una decisione del Consiglio di Stato ha di fatto avallato.