Caserta, veleni dei Regi Lagni in mare ventidue arresti per disastro ambientale
Quattro depuratori della Regione Campania riversano direttamente nelle acque marine
Tutti scaricavano tutto sul litorale casertano. Gli allevamenti di bufale versavano veleni, melma, rifiuti liquidi e solidi nel Regi Lagni, un sistema di condotte idriche che termina alla foce del Volturno. Ancora più grave: i depuratori non funzionavano, ma convogliavano direttamente in mare tra Castel Volturno e Lago Patria tonnellate di melma. Per disastro ambientale sono stati arrestati dalla finanza 22 allevatori, 25 fattorie sequestrate, sospesi con una interdittiva quattro dirigenti degli impianti di depurazione.
I danni sono gravissimi in una ristretta zona del Tirreno, tra Caserta e Napoli gli inquirenti rilevano "una bomba ecologica", un danno ambientale con effetti devastanti su mare e costa. I Regi Lagni sono un percorso idrico artificiale che convoglia acque piovane e sorgive nel litorale casertano. I lavori di riparazione di questo impianto, ideato dai Borbone, hanno prodotto inchieste e retate fin dai primi anni '90. È stato uno dei filoni più delicati di tangentopoli in Campania.
La Procura di Santa Maria Capua Vetere, che da almeno vent'anni si occupa di inquinamento in un territorio devastato dai traffici clandestini di rifiuti tossici, porta ora alla luce nella sua gravità il danno provocato da aziende bufaline, depuratori inefficienti, Comuni e dirigenti irresponsabili. Con il procuratore Corrado Lembo ha coordinato le indagini della finanza Paolo Albano, procuratore aggiunto, che ha condotto tutte le inchieste predenti, alcune con centinaia di indagati. Le ultime: "Cassiopea" e Terra Madre". Paolo Albano conclude così il suo lavoro a Santa Maria Capua Vetere, da pubblico ministero ottenne il primo ergastolo per Raffaele Cutolo e una condanna per il tenente tedesco Emdem di Coblenza, accusato dell'eccidio di Caiazzo, con 22 civili uccisi. Albano è stato promosso, va a dirigere la Procura di Isernia.
Nelle ordinanze sono elencati i reati di disastro ambientale, avvelentamento delle acque, danneggiamento di acque e edifici pubblici, interruzione di pubblico servizio, scempio paesaggistico. In una fascia più limitata, ma con pari rigore, hanno indagato i magistrati della Procura di Nola, diretta da Paolo Mancuso, ricostruendo gli illeciti sversamenti delle stesse aziende bufaline nell'area napoletana che confina con la provincia di Caserta.
Il comando regionale della finanza, con il generale Pino Mango, ha coordinato una task force di specialisti con elicotteri e motovedette per rilevare lungo il percorso dei Regi Lagni e sottocosta una infinita serie di abusi e omissioni. Migliaia le foto scattate anche dall'alto, numerosi i video, quindi analisi in laboratorio di acque prelevate in prossimità di industrie casearie, canali, pozzi e mare. Sotto accusa anche alcuni Comuni delle province di Napoli e Caserta. Aggirando le condotte collegate ai depuratori, hanno scaricato i reflui urbani inquinanti direttamente nei Regi Lagni, quindi in mare. Le analisi attestano la pessima qualità delle acque scaricate: hanno ingenti carichi organici, con azoto ammoniacale. Rilevate tracce di "Escherichia coli", una delle specie principali di batteri che vivono nella parte inferiore dell'intestino di animali a sangue caldo, uccelli e mammiferi. La presenza di "Escherichia coli" certifica la contaminazione nelle falde acquifere di feci.
Ma la resposabilità più grave è attribuita alle società degli impianti pubblici di depurazione con sede a Villa Literno, Marcianise, Orta di Atella, Nola. I primi tre depuratori, di proprità della Regione Campania, sono affidati in gestione a "Hydrogest Campania Spa" il quarto al consorzio di imprese "Dond-Ibc-Impec".
Gli arresti sono stati eseguiti all'alba dal comando provinciale di Caserta, guidato dal colonnello Francesco Saverio Manozzi. L'importanza dell'operazione e la collaborazione fra più Procure campane hanno fissato a Napoli la conferenza stampa del procuratore generale Vincenzo Galgano.
Nell'incontro con i giornalisti, il Pg ha indirizzato qualche frecciata alla Regione Campania, proprietaria degli impianti di depurazione. "Enti pubblici che non hanno svolto bene la loro funzioone. Questo disastro ambientale è particolaremnte grave perché ruba ai cittadini, ma anche ai loro figli spiagge e mare puliti, contamina l'ambiente in quella che duemila anni fa era Campania Felix e doveva di nuovo esserlo. Spero che questo futuro sia prestio restituito alla Campania attraverso bonifiche urgenti e complesse". Ha aggiunto con toni di sorpresa e vaga polemica, Galgano. "L'emergenza rifiuti non è finita. Di questo doveva occuparsi anche il sottosegretario Bertolaso con il suo commissariato, scaduto qualche mese fa. Queste discariche nei corsi d'acqua lasciano danni irreparabili".
Più dura la polemica sui mezzi di indagine. "È un vero miracolo che strutture antiche e affannate come le nostre, attraverso la staordinaria attività dei magistrati di Santa Maria e Nola, siano riuscite a scoprire questo disastro ambientale. E bisogna essere grati ai comandanti e agli uomini della Guardia di finanza per quanto fatto".
Donato Ceglie, pm che da sempre con Paolo Albano si occupa di reati ambientali, ha fornito un dettaglio così grave da apparire paradossale. "In questi giorni i depuratori sono fermi. L'attuale blocco non deve spaventare. Sembra impossibile, ma i crosi inquinati che sfociano direttamente in mare sono meno pericolosi dell'acqua che passa tra le griglie contaminate dei depuratori". Peggio quindi se i depuratori funzionano.
Si prevedono provvedimenti nei confronti dei Comuni che sversano direttamente in mare. "L'indagine è tutt'altro che conclusa. C'è grande attenzione e sarete prestissimo informati di ulteriori sviluppi". La conclusione di Corrado Lembo fa pensare a nuovi interventi "su chi doveva vigilare e non l'ha fatto". Paolo Mancuso invece ha ricordato che "La Regione ha stanziato 50 milioni per la bonifica. Dopo quanto si è scoperto, c'è da augurarsi che tanti soldi siano davvero spesi, e bene"