Da Teano a Sessa: "Salviamo l'antica strada romana"
Teano. Il dissesto del territorio non risparmia i luoghi della storia dei Sidicini e degli Aurunci. A dimostrazione, le due frane verificatesi lungo via Molara a Teano, con l’ostruzione dell’antico percorso e con i detriti che hanno coperto la già dissestata pavimentazione stradale. E sul luogo dei fatti, almeno fino a questo momento, non è intervenuta alcuna autorità. È di ieri mattina, invece, la segnalazione dei residenti del quartiere «Ponte degli Svizzeri» al sindaco di Teano, al Prefetto di Caserta, alla Soprintendenza archeologica e ai carabinieri. Tanto senso civico, dettato anche da un sentimento istintivo di autotutela. Infatti, la gente teme che in caso di forti temporali l’acqua piovana possa invadere le abitazioni. Poi c’è la questione archeologiaca. I due smottamenti interessano la strada romana che univa Teano con Roccamonfina e Sessa Aurunca attraverso la bocca vulcanica di Monte Lucno. Un percorso d’interesse storico, perché quella via è un muso all’aperto delle tecniche costruttive adottate dagli antichi romani con l’incastro su suolo naturale di pietre laviche e la geniale idea di consentire, in prossimità dei costoni, il naturale deflusso trasversale delle acque meteoriche, che altrimenti avrebbero trasformato la strada in un fiume di fango. Scarichi naturali che recenti opere abusive hanno provveduto a deviare con inevitabili ricadute sulla pavimentazione. Un dissesto strutturale e idrogeologico della via dei vulcani attribuibile anche a interventi istituzionali sbagliati. A partire dal progetto del Comune di Teano del 1993 che contemplava la pulizia delle siepi. Ebbene, incredibilmente pare che la ditta incaricata ritenne d’intervenire con una pala meccanica sull’antico basolato. Lavori che la soprintendenza non avrebbe mai autorizzato. Per la seconda devastazione fu necessario usare una ruspa. L’occasione: la ristrutturazione edile di una villa e la creazione dei sottoservizi idrici. Poi è stata la volta dell’invenzione di una griglia di raccolta dell’acqua piovana: assolutamente inefficace. Infine, nel 2008, i saggi eseguiti dal Comune (stavolta sotto la sorveglianza della soprintendenza) e sulla scorta del progetto del «Parco fluviale». Ebbene, il parco fluviale da 310 mila euro è stato realizzato, ma altrove e con buona pace per via Molara e le sue sempre più critiche condizioni.
Via Molara, la strada dei vulcani. Oggi è poco più che un’impervia via di campagna, ma per la storia corrisponde a un antico tragitto che conduceva da Teano ai piedi del vulcano di Roccamonfina, antico «Mons Mefineus», come ricorda una puntuale iscrizione elaborata dalla Soprintendenza archeologica e apposta lungo il tragitto ora ostruito ai visitatori dalle frane. In età storica il territorio fu conteso tra le popolazioni di Teano e Sessa Aurunca. Anche in virtù dell’abbondanza delle acque, alcune delle quali minerali, e per le risorse naturali presenti: il legno e la pietra lavica, particolarmente apprezzata per la costruzione di macine e per ricavare basoli per pavimentare le strade. La via Molara, infatti, serviva a raggiungere proprio le zone di estrazione dei minerali e di taglio dei boschi.