Real Beef, appello alla Regione
Flumeri. La vertenza «Real Beef» sbarca sul tavolo del neo Governatore della Campania. I sindacati lavorano sulle strategie da adottare per evitare il licenziamento dei 101 lavoratori. Dopo l’annuncio da parte dei rappresentanti dirigenziali di voler chiudere lo stabilimento, la segreteria regionale della Cisl, coordinata da Lucia Lucci, ha trasferito al neopresidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, l’informativa su quanto sta accadendo presso il macello industriale di Valle Ufita. L’obiettivo è chiaro: coinvolgere l’ente di Palazzo Santa Lucia per la tutela dei diritti delle unità lavorative. Nelle condizioni in cui l’azienda si trova, bloccata dal provvedimento di sequestro emesso lo scorso 20 marzo dal Gip presso la Procura della Repubblica di Ariano Irpino, solo la Regione può adottare la cassa integrazione in deroga. Bisognerà verificare se c’è la disponibilità finanziaria, col concorso del Governo centrale, per garantire l’adozione di questa forma di tutela, unico strumento in grado di garantire l’erogazione di fondi a sostegno dei lavoratori e contestualmente evitare i licenziamenti. «Si tratta - spiega Raffaele Tangredi, segretario provinciale Fai Cisl - dell’unica forma d’intervento per mantenere vive le speranze dei nostri lavoratori. Con la cassa integrazione in deroga potremmo coprire le mensilità di un anno intero, salvo poi una riapertura del macello, cosa che, nonostante le dichiarazioni rese dai vertici societari, noi auspichiamo». Anche la Cgil si è mossa in tempo utile per intervenire a livello regionale. Il segretario generale regionale Michele Gravano, insieme al collega della Flai Giuseppe Brancaccio, e sulla scorta delle relazioni di Aniello Vece (segreteria irpina), ha avviato le procedure del caso per interpellare anche l’assessorato al lavoro presso la Regione Campania. Restano ancora sconosciute, viceversa, le procedure in atto per tentare di ottenere il dissequestro dell’azienda in tempi ragionevoli. Mentre spunta un altro aspetto significativo che potrebbe giocare a favore della fabbrica. Tradotto: l’esito delle analisi effettuate dal personale dell’Arpac nell’area Asi di Flumeri, dove per l’appunto è ubicato il macello, testimonierebbe che le emissioni derivanti dalla lavorazione delle carni bovine non sono inquinanti. Si tratterebbe, dunque, solo di un forte impatto olfattivo. «E questo rappresenta per certi versi - tuona Tangredi della Cisl - la risposta agli ambientalisti che, al di là delle ragioni comprensibili dei residenti della zona, sembrano godere del fatto che la fabbrica sia stata chiusa tralasciando le drammatiche conseguenze che ne derivano per le famiglie di 101 lavoratori». La pausa pasquale, a questo punto, potrebbe indurre i vertici dell’opificio a rinegoziare l’idea di chiudere l’attività. Sarebbe un peccato dal momento che la «Real Beef» era pronta non solo ad investire in progetti necessari per l’abbattimento dei cattivi odori, ma anche a garantire un aumento dei volumi produttivi ed occupazionali. «Sicuramente questo fermo produttivo - chiariscono i sindacati - potrebbe pesare non poco per il futuro. Se in tempi brevi non verrà individuata la soluzione definitiva, si rischia di perdere commesse importanti, il che si potrebbe ripercuotere, in una realtà che non ha minimamente subito l’urto della crisi industriale, sui livelli occupazionali». E intanto, in attesa di conoscere eventuali incontri presso la Regione Campania, per mercoledì prossimo resta fissato l’appuntamento in Provincia dove al tavolo anticrisi con i sindacati saranno presenti il presidente Cosimo Sibilia e l’assessore al lavoro Giuseppe Solimine.