Montagna, l'allarme in consiglio
Ancora sfollate 19 famiglie
Foglianise. La montagna fa paura. E questo pomeriggio alle 17.30 consiglio comunale con un unico punto all’ordine del giorno: «Messa in sicurezza del costone roccioso in località Leschito: comunicazioni». Dibattito quindi incentrato esclusivamente sull’emergenza monte Caruso. Un momento voluto dal sindaco Giovanni Mastrocinque per discutere in pubblica seduta sulla situazione venutasi a creare dopo la frana di venti giorni fa e lo sgombero di 19 nuclei familiari e per ricercare un’ampia e necessaria convergenza istituzionale sulle prossime determinazioni dell’amministrazione comunale. Il civico consesso - che sulla situazione si era già riunito nei giorni immediatamente successivi alla frana - verrà preceduto questa mattina da un vertice con i tecnici della Protezione Civile, che affronterà la problematica alla luce dei risultati per niente confortanti scaturiti dall’attività di ispezione eseguita dai carpentieri rocciatori della Alpi De.Co. in una zona estesa circa 3.000 metri quadri. Risultati non del tutto inaspettati, ed anzi in certo qual modo attesi, ma che hanno comunque messo sul tavolo una situazione del costone seriamente compromessa, il che non solo allontana il ritorno delle 19 famiglie sgomberate nelle loro abitazioni, ma estende pure l’allarme rosso su tutto il versante a monte dell’abitato - coinvolgendo quindi nella fascia a rischio pure le contrade Palazzo e Barassano - fino all’eremo dedicato all’arcangelo Michele e posto sulla mezza costa del monte. Tutto questo vuol dire che per un intervento di messa in sicurezza ci vorrà del tempo ma anche e soprattutto soldi, tanti soldi, ed in questa delicata operazione il sindaco Mastrocinque è impegnato, attraverso contatti che si succedono in questi giorni con diversi interlocutori istituzionali. Di tutto questo si discuterà oggi pomeriggio, con l’ausilio - a cura dell’ufficio tecnico comunale - di materiale documentale e con la proiezione di diapositive realizzate sia nel luogo individuato quale primo distacco della frana dello scorso tre marzo che nei punti caratterizzati da una maggiore criticità. È stato finora possibile accertare che la zona interessata è la stessa dell’altra frana di dieci anni fa e che in questa occasione il volume di roccia messo in movimento era alto circa otto metri per una larghezza di tre metri. Sono dimensioni di tutto rispetto, ridottesi peraltro rapidamente per le particolari caratteristiche della pietra del monte Caruso, calcarea ma anche fortemente indebolita dagli agenti atmosferici, e quindi relativamente friabile, con la tendenza a fratturarsi con i colpi subiti durante un rotolamento. Per quanto riguarda l’intervento a farsi, viene confermata in queste ore l’ipotesi della realizzazione di una barriera paramassi ad alto assorbimento, implementata con ulteriori attività di messa in sicurezza come l'imbracatura con funi e la posa di pannelli per il fissaggio di blocchi particolarmente lesionati. Attività questa purtroppo costosa e peraltro necessitata in un contesto nel quale spicca la mancanza di alberi e comunque di vegetazione, e quindi di idonee barriere naturali per fronteggiare il fenomeno dei distacchi di roccia.