Il processo in Appello ai due operai sorpresi a scaricare liquami: confessano e ottengono lo sconto di pena

"Veleni nella Grotta Azzurra, colpa nostra"

In udienza il colpo di scena
revocati gli arresti domiciliari ma dovranno pagare i danni
26 marzo 2010 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Scandali e accuse, un’estate nera e ribalta mondiale

Prima furono i veleni scaricati a due passi dalla Grotta Azzurra e il black out elettrico che lasciò al buio vacanzieri e piazzetta. Poi le esalazioni avvertite da battellieri e turisti nel cuore della stagione turisica. Ancora, bottiglie sversate sui fondali e lo scandalo dei pozzi neri non registrati in molte zone periferiche dell’isola, per non dire degli abusi edilizi denunciati. Un’estate nera quella del 2009, con i riflettori dei media di tutto il mondo puntati sull’isola dei sogni che dalla sera alla mattina si ritrova avvelenata dagli stessi che sulle sue risorse fanno affari d’oro. Uno scandalo di dimensioni planetarie. Durissima anche la presa di posizione del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che parlò di governo parte civile nei processi contro chi ha inquinato Capri. Addirittura, il ministro nel parlare dello scenario di illegalità adombrò «il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata». parole durissime quelle del ministro: «Ritengo che a una sana repressione si debba affiancare un pacchetto di pene severe e soprattuto certe. Se a Capri certe abitudini erano consolidate e nessuno è intervenuto ciò è altrettanto grave».

Hanno confessato, ammesso gli addebiti e tanto è bastato per ottenere un parziale sconto della pena, con la revoca degli arresti domiciliari. Quarta sezione di Corte d’appello, presidente d’Ottavio, condanna bis per Salvatore Guerriero e Salvatore Criscuolo, arrestati in flagranza di reato lo scorso agosto, mentre sversavano rifiuti e liquami non lontano dalla grotta azzurra di Capri: due anni per entrambi gli imputati (con la sospensione della pena) sei mesi in meno rispetto alla condanna incassata qualche mese fa in primo grado. Dopo sette mesi, i giudici hanno anche revocato gli arresti domiciliari per i due dipendenti della «Ecology srl», che proprio ieri mattina si sono resi protagonisti di un decisivo colpo di scena: si parte da una confessione, da una presa d’atto delle accuse, che ha consentito il riconoscimento delle «generiche», con sconto e liberazione anticipata. Resta la provvisionale imposta al termine della sentenza di primo grado, con un danno all’immagine per ora ancora tutto da quantificare: per ora i due imputati dovranno versare centomila euro al comune di Capri e centomila euro a quello di Anacapri, anche se il danno per gli sversamenti abusivi dovrà essere definito in sede civile. Soddisfazione tra le parti civili, tra enti locali e federalberghi. Spiega il penalista napoletano Luigi Tuccillo, rappresentante legale dei comuni di Capri e Anacapri: «Esprimo soddisfazione per la conferma delle provvisionali e per il riconoscimento del grave danno all’immagine subito dai due comuni dell’isola. La dichiarazione confessoria in appello conferma indirettamente le gravi responsabilità dei vertici della società di espurgo di cui i due imputati erano dipendenti». Agosto 2009, agosto nero per la tenuta dell’immagine di Capri, mai come la scorsa estate teatro di episodi tutti in negativo: un blackout due notti prima di ferragosto, poi scarichi abusivi. Furono i carabinieri ad arrestare Salvatore Guerriero e Salvatore Criscuolo, mentre sversavano in un tombino non lontano dal mare più decantato del golfo. Non un episodio isolato, secondo quanto emerge dalle indagini condotte dal pm Federico Bisceglia, magistrato in forza al pool ecologia dell’aggiunto Aldo De Chiara, ma episodi che potrebbero far emergere uno sfondo più ampio e complesso. Bocche cucite ai piani alti della Procura, ma è logico pensare che le indagini sugli sversamenti capresi siano tutt’altro che concluse: è caccia ai mandanti o ai soci dei due dipendenti della Ecology srl colti sul fatto mentre inquinavano mare e turismo capresi. Difesi dal penalista Francesco Schettino, i due imputati vanno ritenuti responsabili di un solo episodio - è bene chiarirlo - ma le indagini puntano ora a ricostruire uno scenario di insieme. Target del pm sono i possibili sversamenti seriali, «sistemici», con il chiaro obiettivo di disfarsi di liquami in modo spiccio ed economico, grazie a complicità e omissioni. Sarà il prosieguo delle indagini a spiegare cosa è avvenuto a Capri negli ultimi anni, quali interessi si muovono sull’isola azzurra, al di là del movimento di cisterne e autobotti.

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