22/03/2010 Impiantistica insufficiente, differenziata ancora al palo Pesa l’enorme debito: un miliardo e 200 milioni di euro

Milioni di ecoballe nella Campania dei veleni

22 marzo 2010 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Spazzatura a Napoli C’è ancora l’emergenza rifiuti? È uno degli interrogativi intorno ai quali ruota la campagna elettorale. E la vicenda continua ad arricchirsi continuamente di nuovi capitoli. Gli impianti. Un termovalorizzatore aperto ad Acerra; sei siti siti di tritovagliatura e imballaggio dei rifiuti rimesssi a norma (Tufino, Caivano, Casalduni, Battipaglia, Santa Maria Capua Vetere e Pianodardine) e un altro in manutenzione (Giugliano); cinque discariche aperte (Savignano Irpino, Sant’Arcangelo Trimonte, Chiaiano, Terzigno e San Tammaro), e altre due progettate (Andretta e Valle della Masseria): è la dotazione che secondo il sottosegretario Guido Bertolaso dovrebbe permettere alla Campania di «sopravvivere» per altri quattro anni. Nel decreto 195, quello che, almeno sulla carta, sancisce la fine dell’emergenza, sono previsti un altro termovalorizzatore a Salerno e un impianto per bruciare le balle tra Giugliano e Villa Literno. Del termovalorizzatore di Napoli, che doveva essere situato nell’area orientale, si sono invece perse le tracce. I dipendenti. Solo mercoledì sera, con venti giorni di ritardo, sono stati rintracciati i quattro milioni e 300 mila euro necessari per pagare gli stipendi dei 2168 dipendenti del cosiddetto consorzione, quello che riunisce le province di Napoli e Caserta. Il presidente Cesaro e il prefetto Giliberti si sono impegnati ad anticipare i fondi che dovranno poi essere rimborsati dal liquidatore del consorzio quando i Comuni che ne fanno parte verseranno i 140 milioni di cui sono debitori. Ma è già partita la caccia ai soldi che permetteranno di affrontare indenni la bufera che prevedibilmente si scatenerà il prossimo 27 marzo. Resta infatti aperto il problema di fondo: per pagare gli stipendi e gli oneri sociali sono necessari ottanta milioni all’anno. In via ordinaria il personale sarà gestito dalle società provinciali che dovranno decollare nei prossimi mesi: toccherà ai loro varare i piani industriali sulla base di una pianta organica che deve essere ancora definita. Quella inviata a Bertolaso prevedeva 357 esuberi, ma è stata bocciata perché troppo nutrita e sbilanciata nel rapporto tra operai e amministrativi. E d’altra parte gli 881 dipendenti dell’articolazione Napoli non hanno al momento lavori da svolgere. Non basta: nella legge approvata il 26 febbraio dal Parlamento si parla di riassorbimento. E si stabilisce anche che l’intero costo del ciclo dei rifiuti dovrà essere coperto dalla Tarsu che rischia così di lievitare fino a cifre da capogiro. La differenziata. Secondo i dati forniti dalla struttura di Bertolaso, la Campania sarebbe una delle regioni più virtuose del Centro-Sud. È infatti passata da sette a cinquemila tonnellate la massa di rifiuti da smaltire complessivamente nella regione proprio grazie alla partenza della differenziata che ha raggiunto una media del 22 per cento. Un dato significativo se si considera che la media nazionale si attesta sul 27%, con il Nord al 42%, il Centro al 20% e il Sud all’11%. Ma Napoli si attesta al 18.33% mentre Caserta segna il 13.71%. Cifre migliori degli anni precedenti ma complessivamente lontane dall’obiettivo 25 per cento fissato da Bertolaso. La meta del 65 per cento entro il 2013 indicata dall’assessore regionale Walter Ganapini, appare, poi, poco più che una pia intenzione. E comunque anche in questo campo non mancano i problemi: non sono stati realizzati gli impianti di compostaggio per cui l’umido viene mandato fuori regione. In questo modo i costi salgono alle stelle. I debiti. È una delle eredità più pesanti lasciate da questi quindici anni di emergenza. Secondo la relazione di Bertolaso al Parlamento nel 2009 il «buco» ammontava a un miliardo e duecentomila euro. E la cifra continua a salire. Nei giorni scorsi hanno protestato le imprese che hanno collaborato alla realizzazione del termovalorizzatore di Acerra: da ottobre non hanno più un euro. A quanto pare nemmeno la A2A che lo gestisce è stata finora pagata. Gli ingombranti. Fino al 31 dicembre se i Comuni non provvedevano la struttura di Bertolaso interveniva con i lavori in danno. Ora il meccanismo è saltato. E i risultati cominciano a vedersi.

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