Frana tre volte più grande di Sarno
Interrogazione a Matteoli. Dopo striscia c'è anche il Tg2
Montaguto. Le Ferrovie dello Stato sono sempre più sollecitate dai viaggiatori a ripristinare i collegamenti diretti sulla linea Roma-Bari-Lecce, senza i servizi sostitutivi da Benevento e Foggia, per evitare il tratto compreso tra Montaguto e Savignano, minacciato dalla frana. Non si può considerare soddisfacente, infatti, un viaggio con trasferimento con bagagli dal treno al bus (nelle due direzioni, con il tratto Foggia-Benevento e Benevento-Foggia a bordo di torpedone) con due volte e tempi di percorrenza allungati di circa due ore. L’Italia ferroviaria tagliata in due comincia davvero a preoccupare. E i parlamentari del Pd, Colomba e Mongiello, presentano un’interrogazione al ministro Altero Matteoli per sottolineare la gravità della situazione. Tra l’altro non si sa neanche se si può fermare un movimento franoso, giudicato almeno tre volte più grave di quello di Sarno. Dopo le telecamere di Striscia la Notizia ieri sono arrivate anche quelle del Tg2. E c’è da tenere sotto controllo un lago formatosi a quota 800 metri di altezza che rischia di tracimare da un momento all’altro. Il livello dell’invaso, infatti, è appena ad un metro dalla quota di sicurezza. I tentativi per svuotarlo sono riusciti finora a metà. Alcune delle tubazioni che servivano per trasferire a valle l’acqua sono state tranciate dall’ultimo movimento franoso. Pertanto, ai pesanti disagi per i viaggiatori a lunga percorrenza si aggiungono anche quelli dei viaggiatori locali, pendolari e studenti universitari costretti adesso a fare esclusivo riferimento al trasporto su gomma per raggiungere Foggia e Benevento. E, come se non bastasse, dallo scalo di Ariano non partono neanche i treni regionali. Il commissario per l’emergenza frana di Montaguto, Mario De Biase, sta affrontando, pertanto, la questione direttamente con l’amministratore delegato di Fs, Mauro Moretti. «Dobbiamo fare presto - sostiene - ma con la certezza di una soluzione definitiva che ci metta al riparo, tra l’altro, dallo spreco di risorse. Senza un piano preciso non si possono indicare date per la ripresa dei servizi ferroviari. I nostri tecnici sono al lavoro. Il professore Cascina dell’Università di Fisciano è stato incaricato di elaborare un progetto esecutivo. Certo, mi rendo conto dei problemi sopraggiunti con il blocco della ferrovia. Con Moretti dobbiamo trovare la soluzione migliore. La prima emergenza rimane quella di salvaguardare la tratta dalla calata di fango. L’eliminazione di un tratto di binari e di linea aerea si è resa necessaria per consentire ai mezzi di muoversi agevolmente dal fronte frana alla parte opposta. Diversamente non ci sarebbe stata neanche la possibilità di realizzare un percorso per trasferire il terreno in un sito di stoccaggio». Intanto - e questa è una buona notizia - per l’individuazione del nuovo sito di stoccaggio c’è l’intesa preliminare con i proprietari di un fondo di circa sei ettari. Di quest’area tre ettari verrebbero messi a disposizione della struttura commissariale. «Gli atti sono stati già predisposti - precisa De Biase -; con l’utilizzo di questa nuova area non rischiamo di rimanere bloccati». Anche perchè, secondo qualche esperto, dopo la scomparsa delle acque superficiali, si teme il formarsi di canali sotterranei che potrebbero spingere all’improvviso la massa di terreno argilloso verso il piede della frana che di tanto in tanto cambia direzione. Un’eventualità da scongiurare perchè in questo momento rete ferroviaria e massa argillosa sono quasi a contatto diretto. Si intuisce da sé che anche il ripristino della viabilità è legato ad una soluzione complessiva del problema frana.