Tocca alle Province ma mancano i fondi La Protezione civile: no alle speculazioni
Riunioni, incontri, summit. I rappresentanti della struttura stralcio lasciata in vita da Bertolaso e delle Province di Napoli e Caserta, i dirigenti del consorzione e il commissario liquidatore si consultano da un mese alla ricerca di una soluzione del problema più urgente: il destino dei 2168 dipendenti del consorzio Napoli-Caserta in sciopero dal 10 marzo e in attesa dello stipendio di febbraio. Una vertenza che torna alla ribalta a dieci giorni dal voto. Tanto che la Protezione civile, facendo riferimento anche alle proteste dei terremotati dell’Aquila, invita a «non strumentalizzare le emergenze. Non si può ignorare che tanto in Abruzzo quanto in Campania ci si trova alla vigilia di un appuntamento elettorale». E, proprio in relazione ai rifiuti, il Dipartimento parla di una «singolare coincidenza». Sul conto del consorzio ci sono 2 milioni e 100mila euro, fino al mese scorso c’erano tre milioni e 600mila euro: in un mese un milione e 400mila euro sono stati impiegati per le spese correnti e per le guardianie. Per le competenze dei lavoratori servono ogni mese tra i 4 e i 5 milioni. Soldi versati fino al 31 dicembre dalla struttura di Bertolaso e che ora ricadono sugli enti locali. A febbraio per tamponare la situazione i fondi sono stati anticipati dalle Province; secondo la legge, dovrebbe pagare il consorzio. Questo è formato dai Comuni: attualmente sono una sessantina le amministrazioni che partecipano nel casertano e solo tre nel napoletano. Il lavoro per gli 881 dipendenti dell’articolazione di Napoli scarseggia. Ma i soldi non arrivano nemmeno a Caserta perché gli enti locali non pagano: sono debitori di circa 140 milioni. Il precedente commissario liquidatore, Achille Coppola, ha mollato poco dopo la nomina. Quello nominato la scorsa settimana, Gianfranco Tortorano, che è anche gestore, ha chiesto tempo per studiare le carte, ma toccherà a lui dipanare la matassa insieme ai presidenti delle Province ai quali la legge ha attribuito la programmazione del servizio fino al decollo delle società provinciali. Una volta pagati gli stipendi di marzo bisognerà definire le piante organiche (l’ultima è stata respinta da Bertolaso: prevedeva «solo» 357 esuberi, la struttura ne aveva calcolati 700) e chiarire che fine faranno i lavoratori in sovrannumero. Le norme che hanno chiuso l’emergenza stabiliscono che «il consorzio provvede alla copertura dei posti previstidalla dotazione organica, mediante assunzioni, anche in sovrannumero conriassorbimento del personale in servizio ed assunto presso gli stessiconsorzi fino alla data del 31 dicembre 2008». E lo stesso testo stabilisce che il costo dell’intero ciclo dei rifiuti sia pagato con i proventi della Tarsu. Saranno quindi i cittadini a pagare pure per chi non lavora? Sembra di sì. Ma la norma è stata contestata dagli enti locali: pare impossibile far fronte ai costi esorbitanti ereditati da quattordici anni di emergenza e clientelismo.