Spedivano rifiuti tossici in Cina. Imprenditori italiani in manette
L'indagine iniziata nel 2005. In manette anche due cinesi
Spedivano rifiuti tossici in Cina, dove le industrie locali li utilizzavano per produrre merci destinate al mercato euroeo. Un traffico che violava le direttive che impongono la trasformazione dei rifiuti pericolosi prima della loro esportazione a fini industriali. Un traffico che è stato scoperto dai carabinieri del Noe. Tredici le persone coinvolte: cinque in carcere, sei agli arresti domiciliari e due obblighi di firma. Tra le persone finite in carcere, ci sono i due cinesi accusati di avere fatto da intermediari con le industrie della Cina. Coinvolti anche alcuni imprenditori campani che operano nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti.
I rifiuti venivano fatti passare dalle dogane di Salerno e Gioia Tauro come materie prime in plastica che venivano riutilizzate in Cina e in altri paesi dell'Estremo Oriente, destinate successivamente alla produzione di merci per il consumo del mercato europeo.
Complessivamente i carabinieri hanno sequestrato 2.648 tonnellate di rifiuti, contenuti in 16 container in transito nel porto di Gioia Tauro. I rifiuti sequestrati, invece di essere trasformati dalle imprese, venivano spediti in Cina allo stato originario, dopo essere stati sottoposti semplicemente a una riduzione volumetrica. E una volta giunti a destinazione venivano utilizzati per produrre plastica, metalli e carta. Un traffico che violava sia le direttive dell'Unione europea che quelle nazionali che impongono la trasformazione dei rifiuti pericolosi prima della loro esportazione a fini industriali.
Nel corso dell'indagine, iniziata nel 2005, sono stati effetuati nove sequestri di rifiuti speciali e pericolosi in un arco di tempo compreso tra l'ottobre del 2005 e il gennaio del 2006. Le tre imprese coinvolte nell'inchiesta hanno sede in Campania e a Pomezia.