Cumuli e roghi viaggio nel caos "Ci risiamo"

Strade e piazze invase dai sacchetti e i turisti scattano foto-ricordo
17 marzo 2010 - Paolo Barbuto
Fonte: Il Mattino

Piazza Carità, l’auto delle forze dell’ordine all’improvviso scarta sulla destra e taglia la strada. Un colpo di clacson, il finestrino abbassato, l’agente sorride «Scusi, abbiamo dovuto evitare quel cumulo di immondizia in mezzo alla strada». Napoli 16 marzo, per una giornata ricompare lo spettro dell’immondizia e la città ha un sussulto. Nessuno sa che ci sono state proteste sindacali e che la situazione è (dovrebbe) essere temporanea: alla vista dei cumuli di sacchetti le persone si rabbuiano. «Ecco, è ricominciato tutto daccapo un’altra volta», la signora Luisa passa davanti all’immenso mucchio di piazzetta Sant’Anna di Palazzo, con i sacchetti che hanno già invaso la strada, e ripete il gesto abituale di un paio d’anni fa: porta sulla faccia il fazzoletto per coprire naso e bocca. Onestamente non ce ne sarebbe bisogno «No, no, c’è bisogno - fa imperiosa la signora - qua è tutta roba di fruttivendolo, puzza subito». Non c’è quartiere della città risparmiato dal sacchetto selvaggio. Palazzo San Giacomo comunica che sono rimaste a terra 400 tonnellate di immondizia. Sono distribuite coerentemente in ogni zona, da via Posillipo a San Giovanni, dal Corso Vittorio Emanuele ai Tribunali a via Duomo. Proprio in quest’ultima strada, pochi passi dopo l’incrocio con via Vicaria Vecchia, Suor Giulia, solleva l’abito per non farlo srusciare sui sacchetti: «No, non sarà come l’altra volta», allarga le braccia come a dire «speriamo». E sorride anche quando deve dribblare la domanda-trabocchetto: «Pregare per risolvere questa situazione? Lassù hanno altro da pensare, qui devono intervenire gli uomini». Gli uomini dovrebbero aver risolto i problemi sindacali per tornare al lavoro presto. Intanto la città subisce un altro ceffone all’amor proprio e, soprattutto, all’immagine. In mezz’ora, ieri pomeriggio, ci siamo imbattuti in due turisti che scattavano foto ai cumuli. Il primo, americano, era appena uscito dall’hotel San Francesco al Monte. Sulla città non s’erano ancora addensate le nuvole e lo statunitense s’è concentrato su uno scatto col cassonetto in primo piano e il Vesuvio sullo sfondo. Il secondo turista l’abbiamo individuato all’inizio di via Roma: passeggiava e ad un tratto s’è bloccato all’altezza dell’incrocio con via Carlo De Cesare. Proprio all’angolo, nel minuscolo spazio concesso ai pedoni, si arrampicava ieri pomeriggio un imponente cumulo di rifiuti. Roman, russo, 26 anni, ha preso il cellulare dalla borsetta della moglie e ha scattato. Mentre cercava di farsi capire in inglese, trafficava con l’apparecchio per spedire quella foto via mms. Dove lo spedisce? «A mio fratello, a Mosca. Non ci crederà quando lo vedrà». Non vorrebbero crederci nemmeno i napoletani che, invece, si ritrovano faccia a faccia con i nuovi cumuli di immondizia. Al parco Margherita il custode di un palazzo che ha l’ingresso praticamente avvolto dai contenitori stracolmi taglia corto: «Ho parlato con l’Asìa, hanno detto che verranno stasera (ieri per chi legge) non c’è problema». Lungo tutto il corso Vittorio Emanuele i cassonetti erano pieni. Chissà per quale strano motivo, invece, a Posillipo e al Vomero la raccolta c’è stata a macchia di leopardo: un cassonetto è vuoto, quello accanto pieno. Una strada è libera, quella parallela ha ancora l’aspetto di una discarica. Anche il centro ieri era travolto dalla spazzatura. Dal corso Umberto a salire verso i decumani, cumuli di sacchetti che esondavano dai cassonetti. Neanche via Caracciolo è stata risparmiata dall’onta della mancata raccolta, e pure sotto i palazzi «che contano», campeggiavano contenitori debordanti: a piazza Municipio, a Santa Lucia, anche alle spalle della Prefettura. Preoccupazione, rabbia, indignazione, ma anche voglia di riscatto. A via Monteoliveto, davanti alle scale delle Poste, Elisa e Giacomo, studenti di architettura, chiedono la parola: «Ora scatterete foto e chiederete commenti, scriverete che la situazione sta degenerando un’altra volta e farete solo il male di questa città. Non siate crudeli, provate a essere indulgenti. Aspettate fino a domani». Una stretta di mano suggella l’accordo: domani in questo stesso posto alla stessa ora, se non c’è più spazzatura diremo che tutto è risolto.

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