Contratti di servizio in ritardo ecco la lista nera dell’Authority
altri nove sono stati bocciati
L’Authority per la vigilanza sui contratti pubblici ha chiesto al Comune di Napoli e ad altre undici amministrazioni locali di mettersi in regola con la legge sul ciclo dei rifiuti. È la conseguenza della ricerca fatta dallo stesso istituto per stabilire se nei comuni italiani è stata unificata la gestione del ciclo dei rifiuti e se gli affidamenti sono stati gestiti correttamente. Su 28 casi analizzati, 7 sono risultati conformi alle norme esistenti, 12 (tra cui Napoli) dovranno adottare gli opportuni rimedi e 9 sono stati respinti senza appello. Il Comune, per essere in regola, dovrebbe stipulare con Asia un contratto di servizio ma non lo ha fatto. Anche perché, se lo facesse, sarebbe probabilmente costretto ad aumentare la Tarsu visto che i servizi della partecipata costano circa 180 milioni di euro a fonte dei 170 stanziati; e che molti contribuenti evadono ancora la tassa. E non solo: nel 2008 l’Asia ha dovuto assorbire più di trecento dipendenti del consorzio Napoli 5, che pesano sui suoi bilanci. L’azienda, poi, ha appaltato la raccolta di due lotti a una ditta esterna, la Enerambiente. Se decidesse di svolgere in proprio il servizio si troverebbe a risparmiare i soldi dell’appalto, ma per le norme sui passaggi di cantiere dovrebbe assorbire i lavoratori, facendo ulteriormente lievitare gli organici. Enerambiente lavora attualmente in regime di proroga: tutte le gare bandite sono andate finora sostanzialmente deserte, visto che l’altra concorrente è stata la Saba, che non ha mai presentato l’integrazione alla documentazione richiesta dall’azienda. Non solo: la ditta ha recentemente ricevuto la seconda interdittiva antimafia della prefettura. Una situazione complessa, soprattutto se si considera che il decreto 195 convertito in legge il 26 febbraio dice che tutti i costi del ciclo dei rifiuti dovranno essere a carico dei cittadini campani e che per un anno i proventi della Tarsu andranno divisi tra Comuni (ai quali spetta la raccolta) e società provinciali (alle quali tocca lo smaltimento). Poi tutto farà capo alle Province. Ma a Napoli la gestione degli impianti Stir di Giugliano e Caivano toccherà all’Asia che ne ha già assunto i dipenenti. Alla partecipata del Comune andrà anche la gestione dell’inceneritore che bisognerebbe costruire a Napoli. Ma anche su questo punto regna l’incertezza, visto che nel decreto si parla di un altro impianto destinato a smaltire i sei milioni di ecoballe accumulati tra Giugliano e Villa Literno.