Caserta

Differenziata, in città la raccolta fa flop

Bottiglie e oggetti in plastica invadono le strade, mini-discarica in via Gemito. Il Comune: la gente non collabora
28 aprile 2008 - Antonio Pisani
Fonte: Il Mattino Caserta

Nell’attesa che parta a maggio la cosiddetta «differenziata spinta», ossia la raccolta porta a porta, nel capoluogo è già naufragata la prima vera esperienza di differenziata avviata il 10 marzo scorso con la rimozione parziale dei vecchi cassonetti e l’installazione in alcuni punti di grossi container verdi e bianchi. Quel sistema embrionale di riciclo, non a caso definito «differenziata semplificata», che mirava a educare i cittadini a una selezione alla fonte (a casa propria) dei materiali riutilizzabili (plastica, carta e vetro) rispetto alla frazione umida, e chiamava i soggetti preposti alla raccolta (la Sace) e ai controlli (i vigili urbani) a una vigilanza assidua sulla condotta dei residenti, ha fatto flop proprio per il progressivo venir meno delle varie parti coinvolte. Un fallimento chiaramente visibile nelle strade cittadine ridotte a mini-discariche di rifiuti riciclabili. L’esempio più emblematico è in pieno centro a Caserta: in via Gemito da giorni, un lungo tratto del marciapiede che costeggia i giardini pubblici è invaso da cassette della frutta e da decine di cartoni oltre ai soliti sacchetti. Il titolare del vicino negozio di ortaggi e frutta, ammette di non avere «sempre a disposizione il mezzo per portare i cartoni alla stazione ecologica di via Talamonti», ma che «fino a dieci giorni fa la Sace passava ogni mattina a raccogliere le cassette e i cartoni di tutti i commercianti della zona. Ma ormai - conclude - gli operatori ecologici non vengono più». Circostanza confermata dall’azienda che negli ultimi tempi, comunque, ha raccolto a singhiozzo soprattutto per i continui problemi registrati al sito di Ferrandella, bloccatosi più volte; senza contare i contrasti con il Comune di Caserta per i canoni non corrisposti e la lenta dismissione dell’attività che l’imprenditore Mario Pagano sta portando avanti dopo la decisione di ritirare la Sace dalla gara comunale per la raccolta porta a porta. Ma il problema non riguarda solo via Gemito. In via Unità d’Italia, decine di bottiglie di vetro riposte in cartoni giacciono accanto al marciapiede mentre i vicini container bianchi che dovrebbero accogliere tali materiali spesso sono vuoti. «La gente non collabora» dice l’assessore comunale all’ambiente Luigi Del Rosso che attacca anche i vigili urbani, questa volta con qualche ragione in più rispetto al passato: come dimostra il degrado di via Unità d’Italia, o spostandosi più a nord, la situazione in via Brunelleschi, o le tante mini-discariche abusive sorte dove prima c’erano i cassonetti (in via Napoli), da tempo ormai le auto della municipale non controllano più che la gente scarichi all’interno dei cassoni o che non lasci i sacchetti ovunque. L’altra faccia della medaglia è poi il totale fallimento della stazione ecologica di via Talamonti, dove sono posizionati altri mega-cassoni per la raccolta di vetro, plastica, carta e legno. Nel fine settimana dovrebbe esserci un via vai continuo ma sono pochi i cittadini che arrivano. «Prima veniva più gente, ora no. I commercianti? Non si vedono» conferma un custode. La signora Rosaria De Ciutis arriva dalla 167. «Non mi costa nulla venire con l’auto fin qui ma la maggior parte dei cittadini non ha voglia di muoversi». Arriva il camion di una ditta di San Clemente carico di pezzi di legno: «Accumuliamo i materiali all’interno dell’azienda - dice l’autista - e ogni sabato li sversiamo». Ma molti altri operatori commerciali non sono così scrupolosi e, in mancanza di controlli, continuano a sversare dove capita. Dal Comune annunciano due nuovi postazioni con i mega-cassoni nei pressi dello stadio Pinto e a San Clemente. Ma basterà, visto che molti cittadini, non solo gli anziani, non hanno alcuna voglia di spostarsi dal proprio quartiere per gettare i sacchetti? L’ultima speranza resta così il porta a porta. In lizza per aggiudicarsi il servizio da 59 milioni di euro c’è solo una piccola azienda, l’Ecologia Saba di Ercolano. Sarà in grado di gestire il ciclo e di assumere i quasi 190 lavoratori della Sace? Domande che assillano il Comune. Già oggi potrebbe arrivare la risposta.

 

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