L’offesa alla storia

S. Maria, rifiuti tra gli affreschi longobardi

La chiesa della Lama chiusa al pubblico è ormai una discarica
7 marzo 2010 - Erminia Pellecchia
Fonte: Il Mattino

Chiesa di Santa Maria Facile trovarla, seguendo il percorso della munnezza che, nel centro storico interno, lasciatisi alle spalle la passeggiata salotto via Mercanti-Largo Campo, fanno ormai da segnaletica turistica a chiese e palazzi nobiliari. Quelli che, nell’idea guida degli itinerari turistico-culturali Soprintendenza-Comune dovevano costituire la visita d’obbligo al museo a cielo aperto della Salerno storica. Così, sia se si sceglie il tour da via Tasso o si preferisce arrampicarsi da via Portacatena, sacchetti di spazzatura e rifiuti di vario tipo - dal materasso alla poltrona o al televisore vecchio tipo - fanno da tappeto multivariegato alla chiesa di S. Maria della Lama, tra le più antiche della città. Purtroppo c’è ancora un’altra brutta sorpresa ad accogliere il visitatore, ammesso che le porte dell’edificio sacro siano aperte. Altro che museo en plein air, quel che appare alla vista è una vera e propria discarica a cielo aperto. Nella cripta, all’epoca dell’edificazione collocabile intorno ai primi decenni dell’XI secolo, il restauro degli anni Novanta ha messo in luce la primigenia cappella longobarda con tracce visibili e ben conservate di affreschi. Praticamente, fatta eccezione per il ciclo di angeli presente nella vicina S. Andrea de Lamina, l’unica testimonianza di pittura del periodo longobardo a Salerno. Si accede all’ipogeo da una scaletta il cui vano è un ricettacolo d’immondizia, perfino rifiuti organici buoni ad attirare le famiglie di ratti che in questa parte di centro storico hanno il loro habitat elettivo. A denunciarlo è il pittore romano Piero Mascetti, turista per caso in questo immondezzaio. Palloni, tovaglioli di carta, contenitori di pizza fanno da corredo agli elementi lapidei della chiesa, preziosissimi per la manifattura in marmi pregiati. «Per fortuna la visita - scherza Mascetti - è al buio. Chi non conosce i segreti del sito ed ignora il posizionamento del contatore tutt’al più potrà incappare in qualche ostacolo non previsto ed ammirare affreschi e colonne alla luce fioca di un accendino. È caccia al colpevole. Soprintendenza e Comune si tirano fuori. Torna in ballo la tormentata questione della gestione dei beni culturali. Come per Sant’Andrea de Lavinia la proprietà è della Curia, una volta recuperato il luogo sacro va restituito ai legittimi detentori. Certo c’è un protocollo d’intesa, datato 2001, ma ormai è carta straccia. Tutt’al più, in occasione del maggio dei monumenti, o per altri particolari eventi, Santa Maria e luoghi similari sono aperti al pubblico. Cerchiamo di ricostruire cosa è cambiato in questi ultimi anni. «Era l’associazione Erchemperto ad aver adottato S. Maria de Lama - spiega Velia Tancredi, presidente dell’associazione culturale - Poi un mattino abbiamo trovato un lucchetto, non ci è stato più consentito l’accesso se non dopo accordi con il parroco di Santa Lucia, cui spetta il patronato sulla chiesa». «Ora l’hanno in uso i boy scout - spiega Mariella Pasca, responsabile del settore didattica della Soprintendenza per i beni architettonici e del paesaggio - Non accuso nessuno, posso solo dire che noi dobbiamo di volta in volta chiedere il permesso d’ingresso al parroco. Ma lo facciamo solo se ci sono delle prenotazioni, le visite occasionali sono ormai un lontano ricordo». L’assessore comunale al Turismo, Enzo Maraio, insiste sulla necessità di un nuovo accordo con la Curia, anche in vista dell’inaugurazione, ad aprile, di Sant’Andrea e ringrazia il collega assessore al Patrimonio della Provincia, Adriano Bellacosa, per il suo interessamento a dare vita ad un tavolo di concertazione. Tra le dolenti note Maraio sottolinea anche il problema cattedrale, chiusa dalle 13 alle 16, proprio nell’orario del maggior afflusso di turisti. «Credo che bisognerà aspettare la nomina del nuovo vescovo - auspica - per costruire insieme una strategia di valorizzazione del patrimonio artistico-architettonico cittadino. Le associazioni sono al nostro fianco».

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