«Villa Ebe, sì al restauro»
Pronto il progetto da 3 milioni
Abbandonato dopo l’incendio del 2000, ridotto ad un bivacco, il castello di Lamont Young è una spina nel fianco dell’amministrazione. Troppa lentezza, troppa burocrazia, pochi soldi per rimetterlo a posto. Così il progetto per restituire bellezza e dignità a quel luogo è rimasto a lungo nel cassetto. Poi s’è aperto lo spiraglio del «grande programma per il centro storico», e le speranze di recuperare i fondi sono rinate: «Siamo in attesa dell’approvazione del piano da parte della Regione - spiega Pasquale Belfiore, assessore comunale all’Edilizia - sono fiducioso in una rapida soluzione della vicenda. Mi sbilancio e dico che entro la fine del 2010 gli operai saranno già al lavoro». Il progetto di ristrutturazione prevede un impegno finanziario che sfiora i tre milioni. Quello complessivo per la rivitalizzazione di Pizzofalcone, con l’ascensore (già in costruzione) e il restyling delle rampe che sboccano in via Chiatamone, arriva agli 11 milioni. Il progetto per villa Ebe è «già esecutivo e cantierizzabile - spiega Belfiore - perciò avrà la priorità sugli altri che sono ancora in fase di studio». Il piano di restyling presentato già nel 2005 portava la firma di un’associazione temporanea di professionisti composta da Renato Sparacio, Benedetto Gravagnuolo, Roberto Serino, Fabio Mastellone di Casteletere, Francesco Fecorella, Elvira Romano, Colomba Sapio, Francesco Soppelsa e Roberto Tomaciello con la consulenza di Massimo Lo Cicero. Secondo la proposta iniziale, il castello che Lamont Young chiamò villa Ebe in onore della moglie catanese, Ebe Cazzani, doveva essere utilizzato come «casa del turista». Tra il primo e il secondo piano erano previsti residence e atelier di pittura, scultura, fotografia, cinema, arti applicate e artigianato di qualità; tra il secondo e il terzo mediateche, laboratori e sale mostra; al quarto il Museo del Liberty; al quinto caffetteria, spazio della memoria, sala lettura, patio, boudoir. Sul terrazzo di copertura, che ospiterà il solarium, era prevista la sistemazione de «la donna alata» scolpita da Mimmo Paladino per evocare la sirena Parthenope; e poi un periscopio con vista completa sul golfo (sul modello della Torre Tavira di Cadice) e un ristorante di alta cucina.