Ecoballe in Germania, blitz e perquisizioni
Traffico di rifiuti tra l'Italia e la Germania: le indagini continuano con una serie di perquisizioni portate a termine dagli inquirenti tedeschi e dai carabinieri del Noe che collaborano per capire che fine abbia fatto la spazzatura spedita oltralpe dall’Italia. Di uno dei filoni d’inchiesta si è occupato nei giorni scorsi anche il settimanale tedesco Der Spiegel. Tra le aziende passate al setaccio ci sarebbero questa volta anche alcune imprese bresciane, una di queste, che gestisce due discariche, sarebbe già stata nel mirino della procura napoletana nel 2007 per traffico illecito dei rifiuti. L’ipotesi d’accusa è semplice: i treni partiti durante gli anni caldi dell'emergenza dallo scalo Maddaloni-Marcianise non avrebbero trasportato rifiuti da separare e recuperare, ma spazzatura «scamazzata» e buttata nella discarica di Cröbern, nei pressi della città sassone di Grosspösna. Al centro delle indagini una società tedesca, la Wev, titolare dell’impianto. La stessa sulla quale hanno indagato i magistrati napoletani con l’inchiesta «Rompiballe» che nel maggio del 2008 colpì anche Guido Bertolaso. Da questa inchiesta si parte per fare luce sui trasferimenti fuori Italia cominciati già nel 2001 con Bassolino comissario. I pm Sirleo e Noviello ipotizzarono che i rifiuti portati oltralpe dalla Ecolog non fossero recuperati negli impianti della Wev, come previsto dal contratto, ma finissero fraudolentemente in discarica. Il protagonista della vicenda sarebbe stato Kurt Schmitz, un tedesco che nell'ordinanza del maggio del 2008 del Gip Rosanna Saraceno è più volte citato. Secondo il magistrato, l’uomo, già denunciato nel suo Paese per traffico illecito dei rifiuti, «ha curato e mantenuti rapporti tra Miracle e tale Doruch gestore o responsabile della discarica tedesca» L’imprenditore è uno dei soci della Gts, la società che negli ultimi momenti di vita della Ddr acquistò per una cifra che si avvicina agli attuali 5 milioni di euro la miniera di salgemma di Teutchsental nei pressi di Lipsia. Nel 2000 Schmitz fu ascoltato dalla commissione rifiuti italiana e spiegò che la miniera poteva essere riempita di ogni tipo di immondizia avendo una impermeabilizzazione naturale. Negli anni successivi ci finirono anche gli scarti di Porto Marghera. Schmitz ha trattato a lungo con il commissariato rifiuti per conto della Wev, l’impresa che avrebbe dovuto bruciare l’immondizia mandata in Germania con il codice R12 che indica «scambio di rifiuti». Secondo i magistrati non ci sarebbe stato alcuno scambio, e ovviamente nessun recupero come spiega lo stesso Schmitz in una conversazione con il direttore tecnico della Ecolog, Lorenzo Miracle, intercettata dagli inquirenti: «Va quasi tutto in discarica», ripete il tedesco. In Germania i siti possono essere riempiti solo con spazzatura stabilizzata.
Quando i boss nascondevano veleni in Campania gli imprenditori settentrionali dimezzavano i costi e il business criminale volava. Ma la spazzatura portata in Germania è stata, invece, pagata a peso d’oro dai contribuenti. Il primo contratto con la Ecolog, infatti, fu stipulato dal commissarato nel febbraio del 2001 e poi fu più volte rinnovato con una spesa complessiva che si aggira intorno ai 200 milioni di euro. Nell’aprile del 2008 furono firmati a Francoforte gli ultimi due contratti dall’allora commissario Gianni De Gennaro che modificò tutte le intese precedenti: si stanziarono 30 milioni per spedire 160.000 tonnellate di rifiuti. Coivolte cinque società, una era ancora la Wev, quella attualmente al centro delle indagini dei magistrati tedeschi, ma in quel caso si trattava dell’estensione di un contratto che andava avanti da tempo. Le cifre di quel balletto della spazzatura, sono da capogiro. L’Italia ha speso fino a un milione di euro alla settimana, 200mila euro al giorno. Fino ai primi di marzo del 2008, partivano dall'Italia due treni al giorno per la Germania, che trasportavano un totale di 1.000 tonnellate di rifiuti, pari a circa un settimo delle circa 7.200 tonnellate prodotte quotidianamente dalla regione. In molti casi, però, i treni sarebbero partiti anche con un carico dimezzato. Sarebbe, però, rimasta inalterata la spesa: il sistema previsto sarebbe stato quello del minimo garantito. Ogni vagone, poteva trasportare 40 tonnellate e venivano in ogni caso pagate tutte, anche se se ne caricavano di meno. E il via vai di treni tra l'Italia e la Germania è stato duramente condannato dalla corte europea che nella sua recente sentenza (quella che blocca 500 milioni di euro) spiega che i rifiuti urbani devono essere trattati in prossimità del luogo di produzione: portarli in giro per l'Europa nuoce alla salute di tutti.