Cassiopea, processo “Gomorra” a rischio prescrizione

Traffico rifiuti: imputati 98 imprenditori di tutt’Italia. Processo fermo da 6 anni. Saltata l’ennesima udienza. Il pm: rischio prescrizione. L’inchiesta “Cassiopea” fu battezzata come la madre di tutte le inchieste sull’ecomafia
20 aprile 2009 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Il passo da lumaca della Giustizia oscura Cassiopea. Tra conflitti di competenze e udienze rinviate, inesorabilmente e beffardamente, svanisce in una bolla d’aria quella che nel 2001 fu battezzata come la madre di tutte le inchieste sulle ecomafie. Un’operazione giudiziaria che fu raccontata con grande clamore da tutti i giornali ed alla quale Roberto Saviano ha dedicato più di una pagina, nel romanzo Gomorra. Venerdì al tribunale di San¬ta Maria Capua Vetere, invece, taccuini assenti e telecamere spente. Si sarebbe dovuta celebra-re l’udienza preliminare.
Il gup Antonio Pepe avrebbe dovuto pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio che è stata formulata ormai sei anni fa dal pubblico ministero Donato Ce¬glie a carico di 98 imputati. Associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, realizzazione e gestione di discariche abusive, getto pericoloso di cose, truffa ed abuso di uffi¬cio i reati contestati. Gli imputati, secondo la Procura, avrebbero sversato tra il 1999 e il 2000 un milione di tonnellate di rifiuti perico¬losi, soprattutto nelle province di Napoli e di Caserta, trasportati a bordo di centinaia di tir che provenivano dal nord. Polveri residuate dall’abbattimento dei fumi delle industrie si¬derurgiche e metallurgiche del nord, ceneri da combustione di olio minerale, morchie oleose e di verniciatura, pitture e vernici di scarto che contenevano solventi, fanghi da tratta¬mento delle acque di depurazione delle indu¬strie chimiche, melme acide. Tutto seppellito nelle campagne della nostra regione, vicino ai campi coltivati, nelle cave, a un passo dai cor¬si d’acqua.
L’udienza preliminare ancora una volta è stata rinviata. Se ne riparlerà ad ottobre, per¬ché una ventina di notifiche agli imputati non sono state effettuate correttamente. Inesorabile, la prescrizione ha già cancella¬to le ipotesi di reato meno gravi: truffa e abu¬so di ufficio, getto pericoloso di cose, realizza¬zione e gestione di discariche abusive. Resta in piedi l’associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, ma non per molto. «Se non arriveremo al terzo grado di giudizio en¬tro il 2013 — ammette Ceglie — sarà cancella¬to con un colpo di spugna anche questo rea¬to ». Difficile che ci si riesca, soprattutto con questo passo. Era il 3 dicembre 2003 quando ebbe inizio l’udienza preliminare, davanti al gup di Santa Maria Capua Vetere Tra gli impu¬¬tati: Luigi Cardiello(imprenditore salernitano trapiantato in Versilia, sarà poi arrestato nel¬l’ambito dell’inchiesta Re Mida condotta dal pm Cristina Ribera della Procura di Napoli); il lombardo Massimiliano Toninelli; il viareggi¬no Stefano Rosi. I capi dell’associazione, se¬condo l’ipotesi del pm. Si costituirono in giu¬dizio, quali parti offese, il Ministero dell’Am¬biente, la Regione Campania, la Provincia di Caserta, alcuni dei Comuni dove erano stati sversati i rifiuti, Legambiente.
Il 13 aprile 2005, a conclusione dell’udienza preliminare, il gup Silvio Marco Guarriello si dichiarò in-competente a conoscere del processo e trasmi¬se gli atti al Tribunale di Napoli. Da dove, nel 2007, sono stati restituiti a Santa Maria, non ritenendo le toghe partenopee che fossero di loro pertinenza. Il 18 ottobre 2008 è stata fissa¬ta di nuovo l’udienza preliminare a Santa Ma¬ria. Un altro flop. E’ stata aggiornata a 6 mesi dopo per omesse o difettose notifiche. Copio¬ne puntualmente ripetutosi ieri mattina. Masticano amaro le parti civili. «Quel che avevamo già denunciato tre anni fa si sta pun¬tualmente verificando», sbotta Maurizio Mon¬talto, l’avvocato che rappresenta nel giudizio Legambiente. Pino d’Ardo, il legale del Comu¬ne di Napoli, non è meno demoralizzato: «Die¬tro questa inchiesta ci sono due anni di inter¬cettazioni ambientali, di verifiche del Noe e della Finanza, di appostamenti. Finiranno nel nulla». Ceglie, ieri assente in aula perché impe¬gnato in contemporanea nell’udienza prelimi¬nare per l’inchiesta Chernobyl - fanghi tossici sversati nei campi - promette battaglia: «A ot¬tobre seguirò passo dopo passo le notifiche, nonostante non siano di competenza del mio ufficio». Potrebbe essere troppo tardi.

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