Sei milioni di ecoballe da smaltire, per l’Europa difficile perdonare

Buco di quasi due miliardi di euro e mancano i soldi per costruire gli altri impianti di trattamento
5 marzo 2010
Fonte: Il Mattino

Sei milioni di balle accatastate a Giugliano, Villa Literno, Acerra: è difficile che l’Europa accetti di giudicare l’Italia un Paese «normale» fino a quando la Campania non riuscirà a liberarsi della spazzatura che per anni è stata imballata e conservata. Ma liberarsene non sarà certo facile. Nel decreto legge 195 convertito in legge il 27 febbraio dopo un’aspra polemica, è previsto, infatti, un impianto di trattamento e di smaltimento dei rifiuti tra Giugliano e Villa Liberno. Ma per costruirlo ci vorranno soldi (e ce ne sono pochi) e tempo. E non basta: per far sparire le balle bisognerà fare i conti con la magistratura. Parte della spazzatura impacchettata, infatti, è stata sequestrata dai Pm all’Impregilo: il contratto prevedeva, come hanno ricordato i magistrati «l’obbligo di assicurare, nelle more della realizzazione degli impianti di termovalorizzazione, il recupero energetico mediante conferimento del Cdr in impianti esistenti». Insomma, in attesa di costruire l’impianto di Acerra il cartello Impregilo avrebbero dovuto smaltire le ecoballe a proprie spese, ma nessuno ha preteso il rispetto di questa clausola e la spazzatura impacchettata è diventata lo scoglio che ha fatto naufragare ogni speranza di superare definitivamente la crisi. Intanto, mentre si decide cosa fare delle balle, bisognerà superare i problemi più immediati. Il primo: la mancanza di soldi. Se il buco provocato da quattordici anni di emergenza ammonta, come ha detto Bertolaso al Parlamento, a un miliardo e duecento milioni, o se, peggio ancora, sale a due miliardi come sostiene l’assessore Ganapini, è difficile immaginare che si possa pagare da un giorno all’altro. E infatti la norma che sancisce la fine dell’emergenza prevede la costituzione di un’unità stralcio che deve provvedere a quantificare i debiti e a liquidarli. Ma il responsabile della struttura, Vincenzo Gagliani Caputi, si è dimesso con tutto il suo staff subito dopo il sì al provvedimento. Al suo posto è già stato nominato Luciano Cannerozzi De Grazia, che dovrà avviare le procedure accertando crediti e debiti e inviando le liste al ministero del Tesoro. Impresa per nulla facile. Anche perché, intanto, i debiti continuano ad accumularsi: basta pensare che resta in attesa anche la A2A, che sta gestendo il termovalorizzatore di Acerra. E resta aperta la difficile gestione dei dipendenti dei consorzi di bacino. Si è dimesso Achille Coppola: era stato scelto per accertare crediti e debiti del consorzione, ma con il decreto trasformato in legge la settimana scorsa dal Parlamento, era diventato anche gestore della struttura. Una situazione assai difficile: la nuova norma, infatti, parla di riassorbimento del personale in esubero che nelle schede allegate al provvedimento è quantizzato in settecento unità. E Bertolaso ha rimandato indietro la pianta organica preparata dal dirigente del consorzio, Antonio Scialdone, che quantizzava in 357 le unità in sovrannumero: troppo poche per il sottosegretario. Ma la legge stabilisce che tutti i dipendenti siano riassorbiti e contemporaneamente che i costi del ciclo rifiuti vengano pagati dai cittadini campani attraverso la Tarsu. Far quadrare i conti, a questo punto, sarà estremamente difficile. Lo stipendio di gennaio è stato sborsato dalle Province che dovrebbero far fronte anche alle spese di febbraio, ma dopo non è chiaro quello che accadrà. E anche per questo cresce l’allarme tra i rappresentanti dei lavoratori che sono ancora in attesa di certezze.

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