Il caso Le acque nere finivano nella pluviale

Scarichi illegali, sequestrato il deposito dell'Anm

Blitz della polizia ambientale nella rimessa di Via Posillipo: tre giorni per spostare i bus
5 marzo 2010 - Paolo Barbuto
Fonte: Il Mattino

Sigilli al deposito della Anm di Posillipo e scoppia la polemica. La polizia ambientale, retta dal colonnello Aldo Carriola, sostiene che in quella struttura vengono platealmente violate molte norme ambientali. Ieri gli agenti della polizia ambientale hanno imposto la chiusura dell’autorimessa dei bus, su ordine della Procura della Repubblica, al termine di una indagine iniziata nel maggio del 2009. L’Anm avrà tre giorni di tempo per portare via gli autobus (che non sono sottoposti a sequestro), prima che i cancelli vengano chiusi definitivamente. Immediata la replica dell’azienda: «Siamo pronti a dimostrare - spiega Antonio Simeone, presidente Anm - quanto questo sequestro sia dovuto ad istanze ad oggi infondate, in quanto riferite a cause in parte rimosse ed in parte del tutto inesistenti. Mi dispiace che questa situazione di colpevolezza fino a prova contraria, danneggi lavoratori e cittadini». Le indagini, condotte dai tenenti Chiara Mormile e Bruno Guidotti e dagli assistenti Massimo De Rosa e Michele Autiero, avrebbero portato alla scoperta di scarichi dei servizi igienici direttamente incanalati direttamente nella pluviale e di resti del lavaggio dei bus, compresi i detergenti utilizzati, a rischio di finire direttamente nelle fogne senza passare per l’impianto di depurazione, a causa di un dissesto nel pozzetto. La prima segnalazione su possibili sversamenti illegali giunse agli uffici della polizia ambientale quasi un anno fa. Di quella notizia fu avvisata la Procura che decise di aprire una indagine affidandola agli stessi agenti della ambientale che avevano ricevuto la segnalazione. I sopralluoghi e i controlli compiuti in questi mesi, hanno portato i vigili a segnalare una serie di mancanze ed omissioni, che hanno condotto al sequestro di ieri: «L’evento che ci ha maggiormente colpito, e che merita di essere segnalato, è l’incanalamento degli scarichi delle acque nere nella pluviale - spiega il colonnello Carriola - si tratta di acque che non seguono lo stesso percorso delle fogne e che vanno a finire direttamente nel mare davanti alla costa. È incredibile che si possa compiere uno scempio del genere». Gli accertamenti della polizia ambientale, compiuti in collaborazione con i tecnici dell’Arpa Campania, della Asl e dell’ufficio fogne del Comune, non si sono limitati solo ai controlli degli scarichi. Viene segnalato dagli agenti che al deposito era scaduto il certificato di prevenzione incendi, e che non era rinnovata nemmeno l’autorizzazione sanitaria. L’attenzione dei vigili è stata catturata anche dalla copertura della struttura, di circa mille metri quadri. Si tratta di lastre di eternit che vengono considerate in cattivo stato di conservazione e quindi a rischio di rilascio di particelle di amianto nell’aria. Anche il pavimento dell’officina, sostengono gli agenti, è stato trovato in condizioni igieniche cattive. Ulteriori approfondimenti saranno condotti sul trattamento delle acque provenienti dal residuo delle lavorazioni effettuate dentro al deposito: quel liquido, dice la polizia ambientale, emana esalazioni considerate irritanti per gli occhi e per le mucose. Ieri, nel momento in cui gli agenti della polizia ambientale si sono presentati al deposito di Posillipo, c’è stata preoccupazione da parte degli autisti e dei dipendenti che non sapevano cosa stesse accadendo e si sono ritrovati con i sigilli davanti al loro posto di lavoro. Proteste per le condizioni di lavoro, però, erano già state presentate in passato dagli stessi lavoratori di quel deposito, che si erano rivolti ai sindacati. che i mezzi fossero puliti con maggiore regolarità e che fosse attivato un processo di sanificazione per evitare il contagio con l’influenza suina che, in quei giorni, era al massimo della diffusione. La protesta per ottenere maggiore pulizia provocò grandi disagi agli utenti e un consistente aggravio del traffico. Quella mattina del dieci settembre, duecento autobus rimasero fermi, e solo sette uscirono dal deposito.

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