Resta ancora da definire la destinazione di 5 milioni di confezioni di immondizia indifferenziata

Ecoballe, differenziata e aziende tre grandi sfide dopo l'emergenza

5 marzo 2010 - Dario Del Porto
Fonte: Repubblica

L'EMERGENZA  rifiuti è finita per legge da sette giorni, con l'approvazione in Senato del decreto varato dal governo alla fine del 2009. Le immagini dei sacchetti accumulati in strada appartengono fortunatamente al passato. Ma la strada da percorrere per chiudere definitivamente la pagina più nera della storia recente della Campania appare ancora lunga. Si riparte da tre sfide tutte ancora sul tappeto.
SARÀ anche vero, come assicura l'assessore regionale all'Ambiente Walter Ganapini, che «mancano gli elementi logici per ipotizzare il rischio di una nuova emergenza», il cui fantasma viene invece espressamente evocato dal candidato governatore del Pd Vincenzo De Luca. Ma resta da definire la destinazione delle ecoballe, cinque milioni secondo alcune stime, addirittura otto secondo altre. Napoli e parte della provincia di Caserta sono ancora in affanno nella corsa agli obiettivi della raccolta differenziata, che su base regionale è attestata al 23 per cento e dovrebbe raggiungere il 35 eniro la fine dell'anno. E c'è soprattutto da perfezionare quello che Ganapini individua come «il passaggio più delicato» previsto dalla legge: «La creazione delle aziende provinciali dei rifiuti che - argomenta l'assessore - rappresentano la vera sfida». Le aziende potrebbero garantire 8-9 mila posti di lavoro. Il sottosegretario Guido Bertolaso, nell'informativa al Senato con la quale ha ribadito che la condanna europea «riguarda il passato», si è detto fiducioso nella possibilità di «sbloccare nei prossimi mesi i 500 milioni di fondi comunitari congelati, dimostrando così che tutto quello per cui l'Italia è stata condannata è stato risolto dal commissario». Ma quei fondi, obietta Ganapini, «sono per investimenti in opere e impianti di cui non si avverte la necessità e non sono utili dunque per pagare personale e servizi per il decollo delle aziende. Sul piano operativo, la Campania è pronta alla gestione ordinaria».
Attualmente è in funzione il termovalorizzatore di Acerra, «che secondo i dati del commissariato - spiega l'assessore - brucia fino a duemila tonnellate di rifiuti. Ci sono cinque discariche operative e stanno per essere rifunzionalizzati i sette impianti di stir, gli ex cdr, che possono ricevere fino a 8500 tonnellate di rifiuti al giorno, dunque molto più delle 5600 tonnellate prodotte in tutta la regione». Dunque anche in caso di nuova crisi, la regione avrebbe la possibilità di raccogliere rifiuti senza lasciarli in strada «almeno per tre anni grazie all'azione del prefetto Gianni De Gennaro e del generale Giannini prima e del generale Morelli oggi». E gli altri terinovalorizzatori? Il piano di Ganapini prevede, oltre a quello di Acena, uno più piccolo a Salerno al quale si aggiungerà un impianto (ma non di termovalorizzazione) per lo smaltimento delle ecoballe, da costruire forse a Giugliano. Dovrebbero poi essere attivati 13 impianti di compostaggio, in parte già esistenti però mai entrati in funzione. Il ritorno ai poteri ordinari diventerà effettivo solo a fine 2010. Nel frattempo resterà in piedi la struttura stralcio individuata dalla legge soprattutto con l'obiettivo di sistemare i conti. «Ilcommissariato ha accumulato debiti per quasi due miliardi», dice Ganapini. E l'eredità del passato continua a rappresentare un fardello assai pesante anche su altri fronti: «Secondo i dati dell'Arpa Campania - riferisce l'epidemiologo Fabrizio Bianchi, dell'istituto di fisiologia clinica del Cnr - nella regione ci sono oggi cinquemila aree con rifiuti pericolosi».

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