Riflettori sul cimitero dei veleni
Maddaloni. Per ora arriva la vigilanza high-tech sul «cimitero dei veleni». Ieri, presso la Masseria Monti (ex-cava tufacea posta tre volte sotto sequestro e utilizzata come sito di stoccaggio clandestino di rifiuti speciali), il Corpo Forestale ha schierato, impiegato e fatto conoscere, per la prima volta, mezzi all’avanguardia. Un magnetometro, per la prospezione geofisica della masse sepolte (capace di rilevare profondità ed estensione areale delle masse magneticamente suscettibili) e due elicotteri a servizio di un ponte radio e di una stazione di telerilevamento, hanno fatto la comparsa su un’area altamente contaminata. A tenere a battesimo l’evento, che segna un balzo in avanti nel contrasto ai reati ambientali in Terra di Lavoro, sono stati il magistrato Donato Ceglie e gli alti gradi del Corpo Forestale. Là dove le fumarole (alimentate dai fusti sepolti, affioranti in superficie grazie agli smottanti nelle coperture di terreno) immettono in atmosfera esalazioni di benzene e di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) come toluene, etil-benzene e Xileni, è stata eseguita una prospezione magnetometrica, anche a scopo dimostrativo. I tecnici hanno ripetuto, a 16 anni di distanza, la caratterizzazione delle masse sepolte già eseguita dall’istituto nazionale di geofisica di Roma. Quindi si potranno comparare i nuovi dati con quelli del 1996. E si potranno avere indicazioni sul grado reale di degrado delle masse sepolte. E indirettamente sul tasso di fuga di inquinanti, ad alta capacità di contaminazione, liberati dai fusti sepolti e dai rifiuti mescolati al terreno. Dopo l’intervento della Forestale, si riaccendono i riflettori sul sito contaminato tra Maddaloni, San Marco Evangelista e l’ex-statale 265. «Più che le esalazioni percepite di gas caustici – spiega Antonio Cuomo, presidente del comitato per la vivibilità - preoccupa, e molto, l’impatto ambientale non ancora monitorato e mappato (su acqua e suolo) dei metalli pesanti, liberati dai fusti occultati, e dalla preesistente discarica di batterie esauste». E dopo la scoperta dell’Arpac di «concentrazioni di cadmio cento volte superiori a quelle consentite dalla legge» in un campione di terra, c’è apprensione per l’esito della campagna di campionamento areale diffusa per mappare il grado potenziale di inquinamento sulle matrici ambientali (aria, acqua e suolo). La preoccupazione vera è per i raccolti agricoli che, entro un raggio di oltre un chilometro, sono a rischio. «La preoccupazione vera – polemizza il vicesindaco Salvatore Liccardo - è che manca l’autorizzazione per il ripristino del terreno vegetale di copertura. Da oltre un mese non abbiamo ricevuto risposta alcuna o assistenza istituzionale in merito al primo intervento che permette di cancellare le fumarole. E quindi, secondo legge, concepire un progetto di bonifica e messa in sicurezza della zona».