Retromarcia sugli inceneritori
Toto-termovalorizzatori in Campania: un gioco che va avanti da anni e negli ultimi tempi sembra ancora pi in voga. Uno, due, tre, cinque, nessuno: quando si parla di smaltimento rifiuti «si danno i numeri».
E' l'11 febbraio 1994 quando il primo commissariato prevede la realizzazione di due impianti, ad Acerra e a Battipaglia. Sito che nel 2001, viene sostituito da quello di Santa Maria La Fossa. Nel maggio 2004 alla guida del commissariato c'è Corrado Catenacci, che prevede la costruzione di un terzo impianto a Salerno. Siamo nel giugno 2008 quando la struttura del sottosegretario per i rifiuti, Guido Bertolaso, elabora un piano che prevede in Campania quattro termovalorizzatori: se ne aggiunge uno a Napoli. Ma dopo soli tre mesi, il premier Silvio Berlusconi, a Napoli per fare il punto sulla emergenza, rilancia e porta gli impianti a quota cinque, prevedendone uno anche nell'area nord-ovest della regione. Pochi giorni fa, il 7 febbraio scorso, Guido Bertolaso ci ripensa e, durante l'esame sul decreto emergenze in commissione Ambiente alla Camera, afferma che il quarto termovalorizzatore previsto in Campania non sembra pi necessario.
Un gioco? No, si parla di impianti con costi che arrivano a 400 milioni e fortemente impattanti sui terrjtori in cui vengono realizzati. Il dato di fatto è che ad oggi, è attivo solo il termovalorizzatore di Acerra (Napoli). Sono di fatto ferme, invece, le procedure per la realizzazione degli altri impianti regionali. La gara dell'impianto previsto a Salerno non ha avuto esito, mentre su quello di Santa Maria la Fossa si è ancora in fase di prefattibilità. L'impianto previsto a Napoli è fermo per il provvedimento di sequestro sugli scarichi del vecchio depuratore che insiste sull'area.
Stefano Consonni, professore ordinario di Sistemi pèr l'Energia e l'Ambiente al Politecnico di Milano, è noto come esperto del settore e superpartes: «Il problema non sta nel numero di impianti - spiega ma nella loro capacità. Qualcuno stabilisca quante tonnellate di rifiuti debbano essere incenerite e fissi su questa base la portata dei termovalorizzatori». Poi aggiunge: «A mio parere, Bertolaso ha ritenuto che grazie ai suoi poteri commissariali avrebbe potuto snellire le procedure di autorizzazioni. Al contrario queste restano molto com plesse. Pertanto adesso il sottosegretario fa marcia indietro e parla di un impianto in meno, probabilmente pensando che andrebbe aumentata la capacità degli altri due termovalorizzatori».
A fare la conta è Daniele Fortini, amministratore delegato di Asìa, l'azienda di igiene ambientale di Napoli che si occuperà della gara d'appalto del termovalorizzatore darealizzare nel capoluogo partenopeo. «In regione vengono prodotti 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti l'anno, di cuii, 6 milioni tra Napoli e provincia. Considerando una media regionaledi raccolta differenziata del 22%, restano 2 milioni di tonnellate da smaltire, di cui metàviene conferita in discarica. La rimanente parte dovrà essere bruciata nei termovalorizzatori». Per Fortini, quindi, avendo Acerra una capacità di 6oo mila tonnellate annue, basterà realizzare a Napoli un impianto da 4oo mila tonnellate. Sarà poi necessario un terzo impianto- continua- destinato solo alle ecoballe, con una capacità di smaltimento di 250 mila tonnellate annue. Non vedo l'utilità di un impianto a Salerno». Dove, al contrario, la provincia sta avviando la nuova gara. «Prevediamo di realizzare un inceneritore da 150mila tonnellate», spiega l'assessore provinciale all'Ambiente Giovanni Romano. A rimescolare le carte ci pensa l'assessore all'ambiente Walter Ganapini. Nel piano quadriennale presentato pochi giorni si punta a una raccolta differenziata pari al 65% entro 2012 e prevede la realizzazione di un gassificatore a Giugliano o Villa Literno. Insomma, dopo un ventennio di emergenza rifiuti, sugli impianti si continua a giocare.