Otto milioni di ecoballe accatastate E nessuno sa come ce ne libereremo
Le ecoballe, il nostro peccato originale. Qualcuno, dotato di vero potere decisionale ben s'intende, prima o poi dovrà rispondere alla madre di tutte le domande: per quanti anni ancora i cittadini della Campania, ad espiazione degli errori commessi e del malaffare tollerato nello smaltimento dei dfiuti, dovranno subire l'onta di convivere con otto milioni ("non sei", tiene a precisare il sindaco di Giugliano, Pianese) di quelle bombe ecologiche? Che, per giunta, con il tempo - le prime risalgono a dieci anni fa - si sono mummificate, come ha dello l'altro ieri l'assessore regionale Ganapini, e, quindi, possono fare danni ambientali assai peggiori di quanti non ne hanno già faltt? E in subordine anche ad una seconda e altrettanto fondamentale interrogazione: come si eeliminanoe le ecoballe, visto che nel termovalorizzatore di Acerra non verrà mai installata la linea capace di bruciare il carico micidiale senza bruciare tutto l'impianto e che tutte le altre soluzioni spedmentate o diffuse nell'etere (vendita in Germania con trasporto via treno; cementificio; gassificatore) non sono praticabill? Come in un immondo gioco dell'oca siamo tornati al punto di partenza e, allora, armandoci di pazienza tentiamo di venire a capo del rebus, coinvolgendo, dopo Ganapini, gli altri attori protagonisti: la Provincia, i sindaci del territorio che patiscono il danno maggiore (Giugliano, Villa Literno, Villaricca) e l'esperto d'ambiente.
Lo spirito di Greenpeace
Le esternazioni dell'assessore regionale che in questi giorni sembra aver recuperato lo spirito di Greenpeace che si è affievolito sulla comoda poltrona regionale, insomma, non alutano a fare chiarezza, ma, almeno, hanno riacceso il dibattito e questo, alla nostra latitudine, non è poco. «E' vero - sbotta Giovanni Pianese sindaco di Giugliano erroneamente mandato in pensione dall'allora sottosegretario llertolaso - finalmente si riparla delle ecoballe in termini corretti e si prende in seria considerazione l'emendamento che tiene conto dell'impossibilità che la Provincia, con i suoi mezzi limitatissimi, possa risolvere da sola il drammatico problema. L'ipotesi di un impianto ad hoc tra la mia città e Villaricca, quindi, è giusta tenendo conto del fallo che che per smaltire i sei milioni di ecoballe di Taverna del Re, se ne andranno almeno tredici-quindici anni». E torniamo alla maledizione biblica Alla quale, però, non crede l'assessore all'ambiente della Provincia, professore Giuseppe Caliendo, che è di Marigliano e contesta all'amico Pianese il diritto a lamentarsi perché è il solo custode di ecoballe: «Ce le ho anche io e quasi sotto casa».
L'assessore provinciale, docente di farmacia, è persona gentile ma non è disponibile a lasciare a Ganapini «il merito di una proposta che è partita dal nostro ufficio. E non oggi, ma ieri o, meglio ancora, al termine di una megariunione che si svolse nell'ufficio di presidenza della Provincia il 4 dicembre scorso».
I termini del contendere, ancorchè tecnici, danno la misura della vischiosità della materia e, quindi, della esigenza di fare chiarezza. Scartata la soluzione del cementificio («Bisognerebbe riprocessare le ecoballe una per una per trasformarle in Cdr di qualità») la soluzione proposta dalla Provincia era un gassificatore o, ancora meglio, una ossicombustione senza fiamma, proprio quella sperimentata dall'Enel nell'impianto di Gioia del Colle e caldeggiata da Walter Ganapii. Prima di andare oltre, però , tocca spiegare cosa significa ossicombustione e, per farlo, ci rivolgiamo ancora all'assessore Caliendo: «E' una tecnologia nuova e ancora non sufficientemente sperimentata che consentirebbe di ridurre le emissioni in atmosfera di microparticelle e di gas». Una tecnologia non dannosa per l'ambiente, quindi.
E qui entriamo in un altro tunnel senza uscita: qual è, tra queste, la formula giusta, tenuto conto che altre due vie d'uscita proposte dall'ex potentissimo direttore generale del Ministero dell'ambiente («estralamo il gas dalle ecoballe e vendiamolo») e dallo stesso Bertolaso, strenuo assertore della efficienza salvifica dei termovalorizzatori ora ridotti da cinque a due se non a uno, sono, di fatto, tramontate. Di soluzione ce ne sarebbe ancora un'altra che citiamo solo per onor di firma: «apriamo le ecoballe, spacchiamole e non diamoci troppa pena. E la ricetta di un gmppo di cittadini di Marigliano alla quale, però , non credono neanche i proponenti.
Gli ambentalisti
L'ultimo capitolo è dedicato alla rabbia dell'ambientalista. Che, in questo caso, è Raffaele Del Giudice, direttore generale di Legambiente Campania «Prima di dare giudizi definitivi è doveroso leggere e interpretare fino in fondo l'emendamento appena licenziato. Nell'attesa, però, vorremmo che ci dicessero almeno di chi sono queste benedette ecoballe». Che non è una domanda retorica, ma, al contrario, è la richiesta pregiudiziale a chi tocca sopportare l'onere economico di questa storiaccia. Di chi sono, allora? Del Commissariato, della Fibe, delle banche, o sono ancora sottoposte a sequestro giudiziario? Il pasticciaccio di Taverna del re, potremmo dire, ma in una situazione tanto grave le immagini letterarie sono decisamente da scartare. «Anche perchè dicono ad una voce l'assessore Calieno e il sindaco Pianese il provvedimento ultimo sembra aver sciolto questo enigma nel senso di attribuire l'onere finanziario dell'operazione-ecoballe al potere centrale riconoscendo che le istituzioni locali non sarebbero in grado di far fronte all'esigenza». A meno di rivalersi sulle tasche dei cittadini, ma questa è una ipotesi da rivoluzione.