La Corte Ue: proteste e camorra non giustificano i ritardi sui rifiuti

5 marzo 2010 - Angelo Agrippa
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

La Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia perché «non ha adottato tutte le misure necessarie allo smaltimento dei rifiuti nella regione Campania», mettendo «in pericolo la salute umana e arrecando pregiudizio all’ambiente». Le inadempienze contestate al governo italiano non hanno attenuanti: «Né l’opposizione della popolazione, né gli inadempimenti contrattuali e neppure l’esistenza di attività criminali costituiscono cause di forza maggiore che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realizzazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti». La sentenza incide sul blocco dei fondi strutturali: circa 500 milioni di euro. L’Italia avrebbe comunque 24 mesi di tempo per rimettersi in regola. Ma secondo il sottosegretario e capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, «tutto quello per cui l’Italia è stata condannata è stato già risolto».
Pia Bucella, direttrice generale Ambiente, Comunicazione e Affari giuridici della Commissione europea, fu capomissione della ispezione organizzata a Napoli nel febbraio del 2008. E già allora si accorse che mancavano segmenti rilevanti del ciclo integrato dei rifiuti. Ora, con la sentenza della Corte di Giustizia, è giunta la conferma di quella «bocciatura», con il blocco dei fondi residui dell’agenza 2000-2006 e la sospensione dei rimborsi per l’agenda 2007-2013 (oltre 500 milioni).

Direttrice Bucella, il governo nazionale cosa dovrà fare per mettersi in regola?
«La procedura prevede che la Commissione Ue apra un tavolo di confronto con le autorità italiane, alle quali sarà chiesta l’elaborazione di un piano che contempli in sé un calendario di interventi in grado di assicurare la piena funzionalità del ciclo integrato dei rifiuti».

L’istruttoria compiuta dal suo ufficio si è conclusa nel giugno 2008. Ma da allora si sono registrate novità rilevanti, come l’entrata in funzione del termovalorizzatore di Acerra e l’apertura di nuove discariche.
«Certo, ma la Commissione non si pronuncia sulla funzionalità dei singoli impianti, quanto sul ciclo integrato: deve verificare la quantità di rifiuti prodotta ogni giorno; quanto è destinato al riciclo, dove e come; quanto è destinato al riutilizzo, dove e come; quanto è destinato all’inceneritore, con pre-trattamento o senza. Quando organizzammo la missione di ricognizione a Napoli, nel febbraio 2008, l’allora commissario De Gennaro ci spiegò che in vari punti della regione erano stoccate sei, sette milioni di ecoballe. Oggi, come allora, torniamo a chiederci: dove sono questi milioni di tonnellate di ecoballe? Quante ecoballe sono depositate in ogni sito? Da quanto tempo sono depositate nei siti? Quante ecoballe, da allora, sono state smaltite?».

Il ‘‘Corriere del Mezzogiorno’’ ha rilanciato l’attenzione sullo stoccaggio delle ecoballe: giunto ormai a 8 milioni di tonnellate. Ricorda il paradosso di Zenone: Achille raggiungerà mai la tartaruga o saremo costretti, se andrà bene, a smaltire soltanto la produzione quotidiana?

«Tenga presente che la sentenza della Corte riguarda la direttiva quadro sui rifiuti. Vi è un’altra direttiva, quella sulle discariche, che fa esplicito riferimento alla messa in sicurezza degli invasi, stabilendo come ogni deposito di rifiuti, allestito per un tempo di oltre un anno, sia da considerare a tutti gli effetti una discarica e quindi dovrebbe essere a norma. Perciò ritengo sia tanto più importante affrontare, subito, assieme alle autorità italiane, tutto il pregresso, la gestione attuale e la messa a norma del sistema».

Lei ha fatto riferimento alla direttiva sulle discariche. In Campania, da anni, gran parte degli otto milioni di ecoballe è stoccata in aree prossime agli ex impianti di compostaggio, oggi stir. Si rischia l’avvio di una nuova procedura di infrazione?
«Per adesso avvertiamo la necessità di ottenere un quadro chiaro, con volumetrie, ubicazioni precise e un piano di realizzazione del sistema integrato di gestione dei rifiuti. Poi, se non si procederà agli adempimenti, sarà avviata una nuova istruttoria».

Come primo passo cosa chiederete alle autorità italiane?
«Il piano regionale dei rifiuti adottato nei primi giorni del 2008 non contempla una serie di discariche che sono attualmente in funzione, perché decise con decretazione commissariale. Quindi, occorrerà anzitutto aggiornare il piano per poter monitorare il sistema».

Ora che è terminata la fase commissariale dell’emergenza sono gli enti locali a occuparsi del ciclo dei rifiuti. Ma voi continuerete a interloquire con il Governo nazionale?
«I nostri interlocutori sono i governi nazionali. Poi, alle riunioni convocate qui a Bruxelles i rappresentanti di governo chiedono la partecipazione di quelli territoriali, vale a dire di quegli amministratori impegnati direttamente nella gestione dell’emergenza».

Conferma che sono 500 i milioni di fondi strutturali bloccati per la Campania?
«Credo che quella cifra riguardi la somma complessiva dell’agenda 2007-2013: finanziamenti che si riferiscono all’intero capitolo dei rifiuti in Italia. Inoltre, ritengo vi sia un residuo relativo ai fondi dell’agenda 2000-2006, ma si tratta di una somma al di sotto dei 100 milioni, riferito direttamente alla Campania».

Quando organizzerà una nuova missione ispettiva in Campania?
«A fine aprile ci sarà una visita degli europarlamentari componenti della Commissione per le petizioni della Ue. Noi, per ora, non abbiamo previsto una missione ispettiva, ma di avviare in tempi brevi un tavolo di confronto con le autorità italiane».

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