Rifiuti, ok al descreto: voragine di due miliardi da coprire
Sì del Senato al decreto rifiuti: e i cittadini della Campania rischiano di essere sommersi dai debiti e dalle tasse. «I costi dell’intero ciclo di gestione dei rifiuti trovano integrale copertura economica nell’imposizione dei relativi oneri a carico dell’utenza»: stabilisce il comma 3 dell’articolo 11 . Lo stesso che ordina: «Il consorzio di Napoli e Caserta provvede alla copertura dei posti previsti dalla dotazione organica, mediante assunzioni anche in sovrannumero con riassorbimento». Una maniera complicata per dire che i cittadini di Napoli e Caserta pagheranno gli stipendi di tutti i 2168 dipendenti dei consorzi. Anche quelli sulle cui assunzioni indaga la magistratura. E quelli promossi in extremis nelle ultime settimane. E quelli denunciati per assenteismo dai carabinieri a Tufino. Stranamente mentre a Napoli e Caserta saranno assunti i lavoratori in servizio al 2008, in tutte le altre province il termine è anticipato al 2001. Prima di essere convertito in legge il decreto prevedeva che tutti i dipendenti in sovrannumero rispetto alla pianta organica (700 secondo le schede di accompagnamento al testo) potessero accedere agli ammortizzatori sociali. In questo caso i soldi si sarebbero presi dal fondo costituito tra Stato e Regioni. Ma non è stato così. E la norma stabilisce anche che ci sia una sorta di doppia tassazione: Tarsu e Tia per il 2010 saranno calcolate sulla base di due distinti costi: uno elaborato dalle Province ed uno dai Comuni. Le prime provvederanno allo smaltimento e i secondi alla raccolta: poi si tireranno le somme. Dal 2011, invece, tutto passerà alle Province. I 335 milioni di euro necessari per pagare il termovalorizzatore di Acerra saranno invece presi dai fondi Fas, quelli per lo sviluppo delle regioni meridionali. L’impianto potrà essere acquistato dalla Regione, dalla protezione civile o da un privato. L’eventuale trasferimento ad uno dei soggetti pubblici potrà avvenire, è scritto nel decreto «solo previa individuazione, con apposito provvedimento normativo, delle risorse finanziarie necessarie all’acquisizione dell’impianto, anche a valere sulle risorse del Fondo aree sottoutilizzate, per la quota nazionale o regionale». In conclusione dovranno essere i campani a pagare per i propri errori. E per quelli dei loro amministratori. Nel decreto, poi, si parla del termovalorizzatore di Salerno (affidato alla Provincia) ma non di quello di Napoli. Spunta, invece, un impianto da collocare tra Giugliano e Villa Literno per bruciare le cosiddette ecoballe depositate proprio in quell’area. Un tema sul quale è intervenuto ieri mattina anche l’assessore regionale Walter Ganapini presentado le sue linee guida per il futuro piano regionale. «L’Unione europea sicuramente ci condannerà su questo punto - spiega Ganapini - le ecoballe sono ormai ammassate e mummificate. Il loro incenerimento nel termovalorizzatore di Acerra è escluso in quanto hanno un carico termico elevatissimo e potrebbero fondere addirittura l’impianto. Noi abbiamo invece individuato una nuova tecnologia (ossido combustione senza fiamma) creata proprio in Italia che potrebbe distruggerle a emissioni zero».