Rifiuti, assenti sessanta operai: denunciati

Sono dipendenti del consorzio, dovevano essere tutti al lavoro nell'impianto di Tufino
24 febbraio 2010 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Tufino. Qualcuno aveva firmato la presenza ed era sparito, qualcun altro girovagava nei dintorni. Ma c'era anche chi aveva fatto di più sottoscrivendo non solo l'orario di entrata e quello di uscita, e non solo per la giornata, ma anche per quella successiva. Con l'aggiunta dello straordinario. I carabinieri della stazione di Schiava, che lunedì hanno svolto una serie di controlli, hanno denunciato per truffa aggravata ai danni della pubblica amministrazione e falso commesso da incaricato di pubblico servizio, sessanta dipendenti (una decina pregiudicati) del consorzio unico di bacino di Napoli e Caserta. Si tratta dei lavoratori in servizio a Tufino, che operano in località Paenzano dove ci sono due discariche dismesse. I dipendenti in servizio, che sono poco più numerosi di quelli denunciati, sono addetti alla manutenzione della discarica, dal controllo dei teli alla raccolta del percolato. In realtà erano stati assunti per provvedere anche alla raccolta differenziata e a quella della spazzatura, ma nel corso degli anni quasi tutti i comuni aderenti al consorzio hanno preferito uscire dall'associazione e appaltare il servizio a ditte private. Grazie a un improprio utilizzo delle norme che regolano i passaggi di cantiere sono riusciti in molti casi a far lievitare il numero dei dipendenti. E poi nei consorzi sono confluiti tutti i dipendenti delle ex discariche gestite da manager legati alla camorra. Infine si è aggiunto un gran numero di assunzioni clientelari sulle quali tuttora indaga la magistratura. Tutti si sono andati ad aggiungere ai duemila lsu che entrarono in servizio nel 2001. Risultato: il numero dei lavoratori è cresciuto esponenzialmente nel corso degli anni mentre il lavoro si è ridotto sempre più. Attualmente l'articolazione Napoli 3, quella a cui fa capo Tufino, serve, secondo il prefetto Forleo che la governa, quattro o cinque Comuni. Una situazione comune a tutti i bacini del napoletano confluiti in un unico consorzio, il «consorzione», con quelli di Caserta che invece continuano a lavorare in molti degli impianti ancora aperti. Il paradosso è che gli uni e gli altri accumulano migliaia di ore di straordinario tanto che nelle scorse settimane il presidente del consorzio Napoli Caserta Enrico Parente, sindaco di Grazzanise, e il direttore Antonio Scialdone hanno trasformato con una delibera i contratti a tempo parziale in full time per tutti i dipendenti di Caserta, passando da trenta a trentasei ore settimanali. Per risparmiare, dicono. Hanno scritto, infatti, nel provvedimento: «Accertato che allo stato i lavoratori impiegati nei cantieri dell'articolazione Caserta attuano da lungo termine il prolungamento dell'orario contattuale settimanale sia sotto forma di lavoro supplementare sia sotto forma di lavoro straordinario (con aggravio dicosti e oneri riflessi) ... si delibera diapplicare il regime orario di36 ore, definito full time dal contratto dilavoro Federambiente». Ma il provvedimento riguarda solo Caserta e ha provocato, quindi, la reazione dei sindacati autonomi che hanno chiesto l'allargamento del provvedimento anche ai dipendenti che lavorano a Napoli. Ma l'assalto alla diligenza di queste settimane (il consorzio sarà sciolto e i dipendenti passeranno alle società provinciali dopo la conversione in legge del decreto 195 ) non è un fenomeno nuovo; basti pensare che già il commissario ad acta Alberto Stancanelli era stato costretto a intervenire per chiedere una regolamentazione degli straordinari: un dipendente aveva accumulato, ma solo sulla carta, una presenza giornaliera di ventitrè ore. Per non parlare delle indennità, dei rimborsi spese e dei riconoscimenti ad personam.

Pregiudicati e parenti di boss tra i segnalati

Fra i 60 dipendenti denunciati dai carabinieri perché non erano al lavoro vi sarebbe anche una decina di pregiudicati. Tra questi alcuni avrebbero anche legami di parentela con i clan della camorra. Uno dei lavoratori che aveva firmato il foglio delle presenze ma non era al suo posto quando i carabinieri sono giunti per i controlli sarebbe imparentato con un personaggio legato al clan Graziano, attivo a Quindici, e da oltre 30 anni contrapposto in una sanguinosa faida con la cosca dei Cava. Le due «famiglie» gestiscono gli affari illeciti del Vallo di Lauro, al confine con Nola e quindi con Tufino dove si trova l’impianto visitato ieri dai militari. La presenza di pregidicati tra i dipendenti dei consorzi di bacino è sempre stata al centro dell’attenzione sia delle forze dell’ordine che della magistratura. In diverse inchieste legate infatti allo smaltimento dei rifiuti in Campania ricorrono capitoli dedicati alle pressioni delle criminalità organizzata per ottenere assunzioni di persone vicine ai clan. Come risulta da molte intercettazioni in qualche caso la camorra puntava anche a posti di potere

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