Progetto «Sirenetta» in fotocopia riecco il simbolo degli sprechi
A montare, in questi giorni, i primi rilevatori satellitari su 60 camion sono stati direttamente i militari. Dovrebbero essere inattaccabili, questa volta. Si vedrà nelle prossime settimane quando (ri)entrerà ufficialmente in funzione e metterà poi in rete i mille automezzi (di società pubbliche e private) autorizzati a trasportare rifiuti e 80 punti fissi tra stir, impianti e discariche. Già perché 8 anni fa quei pochi trasmettitori satellitari collegati a una centrale furono presi a martellate dai conducenti. Ora riappare il progetto «Sirenetta». Bel nome peccato che costò 8 milioni di euro, non entrò mai in funzione, e diventò l’emblema degli sprechi dell’affaire rifiuti. Ora il sistema di tracciabilità che consente di sapere minuto per minuto dove si trovano i camion, cosa caricano e, soprattutto, dove e cosa scaricano si chiama «Sitra» ed è frutto di una convenzione firmata a settembre scorso scorso dalla struttura di Bertolaso. Dietro al telecontrollo c’è sempre quel vecchio contratto vinto da un gruppo di società tra cui la «Cid software» di Massimo Palmieri (di cui è stato chiesto, qualche giorno fa, il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta Arpac) che gestirà anche il portale dell’osservatorio regionale dei rifiuti («Siger»), varato dal commissariato ma passato ora alla Regione. Gli stessi attori che ricompaiono di nuovo sulla scena. Ne è convinto l’assessore Walter Ganapini che però difende la bontà del progetto. «So bene quello che accaduto negli anni scorsi, ne ho saputo. Ma quel vecchio contratto non è stato mai interrotto», spiega Ganapini che racconta come sia stato tremendamente complicato far ripartire il progetto. «L’hardware che dialoga con il sistema operativo era - continua l’esponente di palazzo Santa Lucia - praticamente distrutto. Passato dalla Pan all’Arpac multiservizi e poi stoccato in un deposito giudiziario dove era stato cannibalizzato chiisà da chi». Non è finita. «Il generale Morelli del commissariato per i rifiuti inizia a i corsi per il personale delle province mentre continuo a chiedere due stanze per la centrale. Ebbene sembra che la Regione, nonostante il patrimonio immobiliare a disposizione, non abbia spazi. Prendo due stanze al primo piano della sede di via De Gasperi - continua - e il Demanio regionale, siamo a luglio scorso, mi dichiara a rischio sismico tutto l’assessorato». Che idea si è fatto? Perché questi sgambetti? Ganapini risponde laconico: «Importanti interessi considerano grave che si rendano tracciabili i rifiuti, che si sappia cosa si carica e, soprattutto, dove e cosa scaricano i camion. Certi traffici non sarà possibile farli più e a qualcuno questo non fa certo piacere». L’ultima volta però non andò certo bene. A cominciare dai camionisti che sabotavano i pochi rilevatori entrati in funzione. «Per questo - risponde - stavolta l’hanno montati i militari: saranno inattaccabili».