Frana, tre metri in più al giorno
Il lago rischia la tracimazione
Montaguto. Le preoccupazioni sono tutte per la ferrovia Caserta-Foggia. I nuovi sopralluoghi dei tecnici della protezione civile e dei vigili del fuoco hanno confermato non solo che la frana si muove alla media di tre-quattro metri al giorno, ma che rimane alto il rischio di una tracimazione del lago formatosi a quota 800 metri. Le avvisaglie ci sono tutte. Mentre nell'invaso sono finiti altri massi e non si sa più che fine hanno fatto pozzi di drenaggio e tubazioni che trasferivano a valle l'acqua, la lingua di terreno argilloso che scende giù ha già travolto parte della protezione in cemento armato della bretella realizzata al km 43 e si rivolge minacciosa verso il bivio di Montaguto e la ferrovia. Se la frana dovesse avvicinarsi ancora di più alla ferrovia, risulterebbe inevitabile, per precauzione, il blocco dei collegamenti tra la Campania e la Puglia. Ma Trenitalia non vuole nemmeno pensare a questa evenienza e sollecita la Protezione Civile a scongiurare un evento di questo tipo. Per questo motivo, mentre l'area frana viene continuamente monitorata e controllata da vigilanti, le ruspe non si sono mai fermate. Si lavora giorno e notte, anche se tra non molto non ci saranno più aree per accogliere l'argilla rimossa ai piedi della frana. Nelle prossime ore è previsto anche un sorvolo dell'area con elicotteri. L'obiettivo sarebbe quello di individuare la zona dove è maggiore la pressione della frana e dove sarebbe più agevole ricollocare le tubazioni per pompare l'acqua dall'invaso. «Questa drammatica situazione - precisa il sindaco di Montaguto, Giuseppe Andreano - è nota già da qualche settimana. Nessuno è in grado di fare previsioni sul movimento franoso. Può succedere di tutto. Abbiamo bussato a tutte le porte, abbiamo sollecitato interventi risolutivi, ma constatiamo che si continua ad andare avanti allo stesso modo di prima. Il che vuol dire che non solo la bretella non si aprirà prima di qualche altro mese, sperando che torni il bel tempo, ma che bisogna stare con gli occhi aperti di giorno e di notte per evitare danni irreparabili alla linea ferroviaria. Eppure c'è stato un vertice recentemente in Prefettura ad Avellino, dove queste preoccupazioni sono state rappresentate. La popolazione residente non può continuare a pagare un prezzo così salato per la chiusura dell'unica strada di collegamento con la Puglia. Non può bastare Ciccotonno; ci deve pur essere un'altra soluzione alternativa, in attesa di arrestare il fenomeno franoso e rimettere in sesto il vecchio tracciato della SS 90 delle Puglie». In realtà ad ipotizzare una soluzione nuova sono in tanti. «La strategia praticata finora dalla protezione civile - lo sostiene a gran voce Antonio Membrino, esponente degli ambientalisti di Savignano Scalo - è fallimentare. La frana continua a camminare e nessuno potrà fermarla. Per evitare altro spreco di risorse, bisogna definire con i residenti un percorso nuovo». C'è anche chi lo ha già disegnato questo percorso: Giovanni Maraia di «Ariano in Movimento» che allarga il fronte d’intervento e sollecita un immediato interessamento anche per la discarica di Difesa Grande. «La scarpata della discarica - afferma Maraia - che confina con la ex Smae e con il fiume Lavella, è interessata da un movimento franoso. La frana ha dissestato i pozzi di raccolta del percolato e c’è la fondata preoccupazione che i rifiuti della discarica e il percolato dei pozzi possano invadere il fiume Lavella».