«Latte materno contaminato dalla diossina»
È la storia di una emergenza senza fine: «Stiamo cominciando a osservare una pericolosa contaminazione del latte materno», afferma Gaetano Rivezzi, vicepresidente nazionale dell’Isde, l’associazione dei medici per l’ambiente. Il pediatra dell’ospedale di Caserta è tra gli autori del primo studio scientifico che prova a documentare il caso. Cento donne, tra i 23 e i 35 anni, tutte alla prima gravidanza e residenti in una trentina di comuni dell’area a Nord di Napoli e nella provincia di Caserta, sono state coinvolte nella ricerca appena inviata per la pubblicazione a Lancet, la rivista che già in passato si è occupata di questi temi di salute pubblica, scatenando polemiche e smentite, con la definizione di «triangolo della morte» in relazione all’alta incidenza di decessi nelle stesse province che ritornano all’occhio del ciclone. Questa volta l’indagine che individua la presenza di diossina nel latte materno è stata realizzata dagli esperti dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo, con Giampiero Scorchini, e da un gruppo di medici dell’ospedale di Caserta, guidato da Rivezzi. «Emerge che nel 10% dei campioni individuali il livello di diossina è preoccupante. Ed è indicativo l’aumento della presenza di queste sostanze tra le donne che risiedono nelle zone più inquinate». Non solo: «I valori sono crescenti con l’età. Quasi raddoppiano», spiega Rivezzi che aggiunge: «Le tracce di diossina riscontrate possono anche essere messe in relazione con i comuni di residenza e il fenomeno degli incendi di rifiuti». Dati che fanno salire ancora i timori, se si considera che «l’ultimo censimento dell'Arpac segnala la presenza di 1186 discarche legali e illegali nella provincia di Napoli, 815 nella provincia di Caserta, 320 nella provincia di Salerno, 125 in Irpinia», ricorda Giuseppe Comella, presidente di Sicog. C’è anche una ricerca dell’Organizzazione mondiale della sanità che rileva come il 23% delle morti e il 24% delle patologie sono dovute a fattori ambientali, ricorda Roberto Romizi, presidente nazionale dell'ong Isde. Per Paolo Vincenzo Pedone, preside della facoltà di Scienze del farmaco della Sun, «il vero problema è anche la poca consapevolezza dei cittadini dei danni ambientali sulla salute». Ma il direttore generale dell'Istituto Pascale, Antonio Pedicini, invita alla cautela sugli studi che riguardano la diossina.