L’inchiesta sulla formazione fantasma. L’assessore Gabriele: fare chiarezza, sono stato io a denunciare

I Corsisiti di "Isola": rispettare gli impegni

15 febbraio 2010 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Non demordono i 4000 ex corsisti del progetto Isola ora diventato Bros, sul quale indaga la procura della Repubblica di Napoli: «Fa bene la magistratura ad approfondire l’accaduto: se c’è stato uno sperpero di danaro pubblico elargito senza realizzare dei veri corsi di formazione si è compiuto un reato che va punito: ma noi lavoratori che c’entriamo?», dice Gino Monteleone portavoce dei corsisti. E anche l’assessore regionale alla formazione, Corrado Gabriele, chiede chiarezza: «È un’inchiesta che nacque lo scorso anno su una mia denuncia, è bene che si faccia luce su quello che è successo: le risorse pubbliche non vanno mai sprecate». Gli sprechi, appunto. Alla Regione i corsi sono costati sessanta milioni di euro. Ma è su quello che è successo durante i corsi che si indaga. Monteleone non è solo il leader dei corsisti, è anche una «voce di dentro», uno che ha vissuto l’intera trafila, dalle domande presentate in internet e selezionate con il criterio dei tempi di presentazione, ai corsi in aula, alle esperienze in azienda: «Io sono stato formato dalla Psl (una delle società su cui si indaga) e posso testimoniare che i corsi si svolgevano regolarmente», racconta. I corsisti, però avrebbero dovuto svolgere anche delle esperienze di lavoro in azienda, ma sono stati impegnati in molti casi da imprese che non erano sul mercato. Secondo un’ipotesi di indagine, si trattava di aziende create ad hoc per incassare i fondi regionali: «Noi portavamo opuscoli o pulivamo dei pezzi del territorio per conto di una ditta, l’Europa Servizi, che era collegata all’ente formativo», spiega ancora Monteleone. Le imprese formative percepivano duemila euro per ogni corsista, ma alla fine nessuno è stato assunto. A quel punto si è riduscusso tutto e i disoccupati hanno chiesto di essere assorbiti dagli enti locali o dalle società partecipate che avrebbero dovuto essere impegnate nelle bonifiche. Ma queste, a loro volta, avevano personale in sovrappiù. Non solo: anche su molte di queste aziende sono in corso altre indagini della magistratura. In conclusione i corsisti continuano a percepire un assegno di seicento euro mensili senza svolgere alcuna attività. E questo dopo una serie di incontri in Regione e in prefetttura ai quali hanno partecipato anche i rappresentanti del ministero del lavoro. Ma i finanziamenti si stanno rapidamente esaurendo e il loro destino è sempre più a rischio. «I corsisti possono essere impiegati per aiutare la città a fare meglio la raccolta differenziata a tenere la sorveglianza su monumenti e giardini. La crisi economica che passerà e le aziende troveranno quattromila persone formate e titolari di un bonus per l’assunzione di settemila euro», sostiene Gabriele. Gli enti locali, però, non sembrano pensarla allo stesso modo. Di qui le proteste dei giorni scorsi, i cassonetti rivoltati, le fioriere divelte: «l’Asìa attraverso agenzie interinali continua ad assumere a tempo determinato dando in subappalto lavori a società private come la Saba ed Enerambiente e non fa lavorare noi risparmiando i soldi pubblici?», chiedono gli ex corsisti. Venerdì prossimo nuovo tavolo interisitituzionale in prefettura.

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