Maddaloni Polemiche sull’emergenza ambientale

Fumarole, scontro con il ministero

Comune diffidato sulla messa in sicurezza di Masseria Monti
7 febbraio 2010 - Giuseppe Miretto
Fonte: Il Mattino Caserta

Fumarole a Maddaloni Maddaloni. Non sono bastati i divieti e nemmeno i buoni propositi. Urge spegnere le fumarole e realizzare opere di «prima messa in sicurezza» dell’ex area di cava della Masseria Monti. Tanto basta per innescare un conflitto di competenze. Il Comune di Maddaloni incorre nella censura del ministero dell’Ambiente che, raccogliendo una denuncia del locale «comitato per la vivibilità», ha intimato all’ente locale di «ordinare alla proprietà della Masseria Monti di avviare la caratterizzazione del sito», azione propedeutica alla bonifica. È l’anteprima, alla luce dell’ex articolo 309 del Dl 152/2006, di un accertamento, giudiziario e procedurale, sull’omesso avvio di azioni urgenti «relative all’adozione delle misure di precauzione, di prevenzione o di ripristino ambientale» per l’esposizione prolungata della popolazione delle esalazioni di inquinanti. Il riferimento è alle immissioni ininterrotte in atmosfera di benzene, associato a toluene, etil-benzene e xileni. Perentoria la risposta del vicesindaco facente funzioni Salvatore Liccardo: «Il ministero è arrivato tardi. Non ha partecipato ai tavoli tecnici sul caso. Non ha raccolto le nostre pressanti sollecitazioni alla mobilitazione istituzionale. Speriamo che ci assisterà nella futura rimozione degli inquinanti». In pratica, ora toccherà ai vigili urbani risalire alla proprietà del «cimitero dei veleni» sottoposto tre volte a sequestro giudiziario e a numerosi passaggi di mano. «Ultimate le ricerche catastali - spiega ancora Liccardo - trasmetteremo l’ordine di avviare la prebonifica». Il vicesindaco si preoccupa pure di archiviare le polemiche. «Avremmo gradito - dice - che le richieste delle istituzioni locali, formalizzate già all’indomani delle aperture delle fumarole alimentate dai fusti di rifiuti sepolti, fossero state accolte con la medesima sollecitudine con cui è stata accolta la richiesta recente dei cittadini. Poco male, perché Comune e ministero perseguono lo stesso obiettivo: arginare, presto e bene, questo disastro ambientale». Il «comitato per la vivibilità», dal canto suo, ha avviato una mobilitazione a tutto campo. «Abbiamo incontrato - dice il presidente Antonio Cuomo - il magistrato Donato Ceglie per rappresentargli tutta la preoccupazione per i rischi collegati alla fuga incontrollati degli inquinanti occultati nell'ex-area di cava». È partita anche una raccolta di firme tra tutti gli imprenditori e operatori commerciali che operano nel triangolo ex statale 265, Maddaloni, San Marco Evangelista. La petizione contiene un «invito a fare presto» e il timore che «seppellimento temporaneo in sicurezza del sito», venuto meno l’inquinamento atmosferico, possa rallentare le operazioni di rimozione dei fusti sepolti e delle matrici ambientali (suolo e acqua) contaminate. Complicata anche la messa in atto delle «prime opere di messa in sicurezza». Disattese le ordinanze del vicesindaco Salvatore Liccardo: l’ex area di cava della Masseria Monti con le sue fumarole non è ancora interdetta, vietata all’accesso dei visitatori occasionali e all’utilizzo agricolo dei suoli contaminati. Su questi ultimi (dove l’Arpac ha rilevato «concentrazioni di cadmio cento volte superiori al limite consentito»), il Comune aveva ordinato la recinzione obbligatoria. Ma il sito non è stato perimetrato; non sono stati chiusi gli accessi interpoderali; non sono state realizzate opere di segnalazione di pericolo. «Abbiamo fatto di più - precisa il vicesindaco facente funzioni - abbiamo chiesto un immediato nuovo seppellimento, si badi bene temporaneo, di questo cimitero dei veleni. Più che inalberare cartelli, anche essi necessari, puntiamo a fermare l’immissione in atmosfera di inquinanti tossici che bersagliano le aree abitate e gli opifici dislocati lungo l’ex statale 265».

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