Consorzi di bacino, operai senza stipendio occupano la Provincia
I lavoratori dei consorzi di bacino occupano la sede del consiglio provinciale di Santa Maria La Nova e vi restano barricati per tutta la giornata, fino a quando non ottengono la promessa di un incontro con i presidenti delle Province di Napoli e Caserta. È l'ennesima protesta inscenata dai dipendenti che non hanno ancora ricevuto lo stipendio di gennaio. Le Province si sono impegnate a pagare nei prossimi giorni, ma per il momento i soldi non sono ancora arrivati. Il clima è quindi estremamente teso, specialmente tra i lavoratori di Napoli e Caserta, quelli i cui posti di lavoro sono a maggior rischio. Per chiudere i conti del consorzione è stato nominato un commissario liquidatore, il presidente dell'ordine dei commercialisti Achille Coppola. Ma prima di sciogliersi il consorzio dovrà adempiere ai compiti assegnatigli dal decreto 195. Il direttore Antonio Scialdone ha redatto, come previsto dalla legge, la pianta organica conteggiando gli esuberi. Questi nelle schede illustrative del decreto sono quantificate in circa settecento, ma sono stati ridotti a 359 di cui 297 a Napoli. Doveva poi essere il consorzio ad assumere i lavoratori: per far fronte alle spese doveva avere una dotazione economica di cinque milioni di euro. Ma i soldi non sono arrivati, perciò dopo una serie di incontri con la struttura stralcio, le Province hanno accettato di pagare gli stipendi di gennaio. Cosa che non è ancora avvenuta. «Adesso basta, non ci resta che protestare», sostiene il leader del sindacato azzurro Vincenzo Guidotti. E anche le organizzazioni firmatarie del contratto, Fiadel e confederali, sono pronte alla protesta. Dice Fabio Gigli, responsabile di settore per la Uil: «Abbiamo proclamato lo stato di agitazione sollecitandol'immediato versamento degli stipendi e l'apertura di un tavolo sugli organici con le province di Napoli e Caserta, la Regione e la struttura stralcio». Ieri del decreto 195 si è discusso per il secondo giorno in Senato, ma la pioggia di emendamenti e la battaglia ingaggiata dai parlamentari campani di opposizione (Enzo De Luca, Teresa Armato, Maria Fortuna Incostante e Alfonso Andria) ha fatto slittare il voto al prossimo martedì.