«Bruciare ecoballe, ricchezza per le banche»
«Quelle balle ci mettono a rischio: se non le smaltiamo l'Europa ci sanzionerà. Ma è molto probabile che Fibe intenda essere pagata per cederle». Ieri l'assessore regionale all'Ambiente Walter Ganapini aveva sostenuto: «Le balle di Giugliano e Villa Literno non si possono bruciare perché Impregilo le ha date in garanzia alle banche che gli hanno permesso di partecipare alla gara per lo stetto di Messina». E oggi, nonostante la smentita di Impregilo che ha parlato di ”ecopalle”, torna sull'argomento rilanciando. L'analisi dell'assessore parte dalla relazione della commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti prodotta nel 2006 dove è scritto: «In sede di audizione, il responsabile di settore della Banca che ebbe a concedere a Fibe il project financing - unitamente ad altro istituto di credito tedesco - affermava che...i profili vantaggiosi e positivi, dal punto di vista dei finanziatori, dell'iniziativa di finanziamento del progetto del sistema integrato del ciclo dei rifiuti proposto dalla Fibe in Campania erano stati riposti - a quanto emerso - nella produzione del Cdr, con i connessi benefici del Cip6: ”bruciare energia e venderla era parte reale del business di Fibe” e per le banche ”rappresentava il 60 per cento dei ricavi del progetto”». In sostanza, secondo Ganapini, le balle rappresenterebbero parte del patrimonio di Impregilo. Sostiene infatti l'assessore: «Quanto reso in audizione il giorno 26 gennaio 2006 alla commissione bicamerale dagli esponenti del mondo bancario impegnati con Fibe costituisce parte integrante dei requisti che hanno consentito a Fibe di partecipare alla gara sul ponte». Quello che è certo, però, è che in Campania, e soprattutto tra Giugliano e Villa Literno, nella stessa area martoriata dagli sversamenti abusivi della camorra, ci sono attualmente circa sei milioni di ecoballe. Un numero enorme, che alimenta i dubbi dell'Europa sulla correttezza del nostro sistema di smaltimento. Meno di un milione di questi rifiuti incellofanati, ormai nessuno parla più di ecoballe, è di proprietà del commissariato di governo che ne sta smaltendo 500 tonnellate al giorno nel termovalorizzatore di Acerra; il resto appartiene alla Fibe (la società del gruppo Impregilo che ha costruito l'impianto). L'azienda fu autorizzata dall'allora commissario Antonio Bassolino a bruciarle dopo la costruzione del termovalorizzatore. Poi i tempi si dilatarono, l'impianto tardò a partire (anche, ma non solo, per le proteste dei cittadini di Acerra) e le balle si accumularono. Finché i pm cominciarono a indagare sulla loro composizione e sequestrarono come «corpo del reato» tutte quelle che appartenevano a Impregilo, circa cinque milioni. Per liberarsi di quella incredile massa di spazzatura si stanno adesso vagliando diverse soluzioni: i sindaci dei comuni interessati si dicono disposti ad ospitare gli impianti necessari ad eliminarle, e si potrebbe costruire un gassificatore o una struttura diversa, che secondo Ganapini avrebbe zero impatto ambientale, quella realizzata da Enel e Ansaldo Caldaie. Ma per farlo bisogna poter muovere le balle che sono in parte tuttora sequestrate dalla magistatura. Ma non solo: Ganapini teme che Fibe ne pretenda il pagamento. Gli ostacoli da superare prima di riportare alla normalità il ciclo dei rifiuti campano non sono evidentemente pochi.