«Per acqua e gas pronti a fare da soli ma sui rifiuti la Provincia ha sbagliato»
Tanto rumore per nulla. A qualcuno potrebbe anche venire in mente di tirare in ballo Shakespare per commentare le ultime 72 ore che hanno agitato le acque nell’Asa e nel Pd. Sabato mattina le doppie dimissioni del presidente Angelo Romano, per altro dopo giornate di polemica che a dirla aspra si userebbe un largo eufemismo. Poi Antonio Caputo convoca i sindaci del Cosmari Av1 - azionista di maggioranza dell’Asa con il 69 per cento di quote - e propone l’auto scioglimento. La soluzione, alla fine, la trova il sindaco Giuseppe Galasso: fiducia a Romano, oggi il consiglio di amministrazione dell’azienda ne prenderà atto e si andrà avanti. Galasso, che cosa è successo per poter giungere a questo risultato? «Che nell’assemblea dei sindaci la proposta di sostegno alla conferma del professor Romano ha avuto unanime riscontro. Siamo in una fase in cui occorre superare le difficoltà, le incomprensioni: la riorganizzazione dell’intero comparto merita la massima attenzione». Ma Romano si era dimesso da Asa e Pd denunciando prima l’esistenza di una questione morale, poi un intreccio di personalismi non sempre trasparenti che avrebbero guidato le scelte dell’azienda. Antonio Gengaro ha parlato di un clamoroso conflitto d’interessi e accusato il partner privato di operazioni illegittime. «Io credo che non vi sia una questione morale all’Asa. Non mi risulta, almeno dagli atti di cui io sono a conoscenza. Dico anche che in un momento così particolare e su una questione tanto dedicata non mi sembra opportuno alimentare un’atmosfera di sospetti». Ora quale soluzione si sente di suggerire per il destino dell’Asa? «Angelo Romano saprà fare da solo. Da parte mia, preferisco non allontanarmi da quanto prevede la normativa attuale. Per qualsiasi previsione sul futuro dell’Asa ritengo sia il caso di attendere la conversione in legge del decreto 195 del 30 dicembre 2009 che, secondo il governo, dovrebbe chiudere l’emergenza rifiuti in Campania, anche se, secondo me, la situazione non si risolverà. Anzi, se questo decreto non dovesse essere modificato, nella misura in cui auspico insieme a tanti sindaci dell’Irpinia e della Campania, la crisi dei rifiuti rischia di acuirsi». Per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti la Provincia di Avellino ha costituito la società pubblica ”IrpiniAmbiente”. Lo ha fatto forzando la norma europea, recepita dal decreto Ronchi, la quale impone che l'affidamento dei servizi pubblici proceda attraverso gare aperte ai privati. Fise ha presentato ricorso al Tar del Lazio. Quale è il suo pensiero? Non ritiene che ci sia stato un dibattito - anche politico - troppo superficiale sulla questione? «Credo che la scelta operata dalla Provincia sia stata affrettata. Una decisione così importante per un servizio tanto delicato, come la gestione del ciclo dei rifiuti, avrebbe meritato ben altra e più approfondita discussione, prima di tutto da parte della politica. La sensazione che la Provincia, costituendo ”IrpiniAmbiente”, abbia voluto forzare le cose in direzione di una centralizzazione, poi avallata dal decreto legge 195, della gestione rispetto ai Comuni, è forte. Ma sottrarre a questi ultimi la titolarità della Tarsu è un errore che, oltre a ledere l’autorità dei sindaci e a creare una inutile quanto dannosa contrapposizione tra Istituzioni, non risolverà l’emergenza». Il consiglio comunale ha avviato il dibattito sull’affidamento del servizio del gas urbano ad ”Avellino Città Servizi”. Dunque, una scelta in house. Crede che la strada delle società pubbliche sia la migliore per la gestione dei servizi? Non teme che si riproponga un caso simile a quello della Provincia? «Mi viene immediato il riferimento alla nostra ”Avellino Città Servizi”, che sta operando bene. Resto convinto, comunque, che in un dibattito sull’affidamento della gestione dei servizi, non bisogna aprioristicamente escludere dal ventaglio delle ipotesi la possibilità di attingere a energie e risorse fresche che possano derivare dai privati. In ogni caso sarà il consiglio comunale a decidere». Dal gas all’acqua. La Regione ha indicato il servizio idrico locale di rilevanza economica, chiudendo a società miste e privati. Applicando, insomma, il modello che Nichi Vendola ha adottato in Puglia. Ora toccherà ai sindaci decidere. Gli industriali, intanto, preparano un ricorso. Come si comporterà il sindaco di Avellino? «Anche per la gestione dell’acqua, risorsa che è pubblica e tale deve rimanere, vale a mio avviso quanto ho detto prima. In Irpinia possiamo e dobbiamo fare affidamento sull’esperienza qualificata messa in campo, in tanti anni, dall’Alto Calore, inquadrando il ragionamento in una prospettiva a lungo termine, mettendo in cantiere il completamento di reti e infrastrutture necessarie a potenziare il servizio».