«Per Impregilo sequestro da 266 milioni»
Nuovo round a favore della Impregilo, nel corso del braccio di ferro con la Procura sul sequestro di beni e crediti vantati dal gruppo imprenditoriale impegnato in Campania negli anni dell’emergenza rifiuti. È di ieri il dispositivo del Riesame (Angela Paolelli, Rossella Marro, Barbara Mendia), che accoglie parzialmente l’istanza della difesa, rappresentata dai penalisti Alfonso Maria Stile e Annalisa Stile. In sintesi, il Riesame ha rideterminato in 266 milioni di euro la cifra da sottoporre a sequestro nei confronti della Impregilo nell’ambito del procedimento per presunte irregolarità nello smaltimento di rifiuti in Campania. Sono 182 invece i milioni di euro dell’Impregilo dissequestrati dallo stesso Tribunale del Riesame. Un nuovo round, che potrebbe non essere l’ultimo, dal momento che il gruppo Impregilo potrebbe rivolgersi nuovamente in Cassazione per il dissequestro dei restanti 266 milioni di euro. Una cifra notevole, anche se più bassa rispetto a quanto stabilito dal gip Rosanna Saraceno nella primavera del 2007 (provvedimento confermato dal Riesame di Napoli), quando vennero sequestrati 750 milioni di euro. Da allora, la cifra si è via via dimezzata, grazie a un intervento della Cassazione a sezioni unite e al nuovo pronunciamento del Riesame. In particolare, i giudici della Suprema Corte avevano indicato la necessità di rideterminare la cifra da sequestrare, stabilendo quali erano le somme legittime e quali invece quelle ottenute in seguito a una presunta irregolare gestione dello smaltimento. Detto in soldoni, i giudici chiedevano di stabilire cosa fosse profitto illecito e cosa attività legata alle prestazioni per il commissariato negli anni di gestione della emergenza rifiuti in Campania. Un capitolo decisivo anche per la tenuta delle inchieste di «monnezzopoli», vale a dire gli atti d’accusa nei confronti di amministratori e funzionari pubblici chiamati a traghettare la Campania fuori dalle secche di una crisi infinita. Ma qual è il ragionamento seguito oggi dai giudici? Stando alla lettura del dispositivo, va annullato il sequestro dei soldi impiegati per la costruzione del termovalorizzatore di Acerra: «103.404.000, pari al valore delle opere realizzate dall’Ati nella costruzione del termovalorizzatore di Acerra fino alla data del 31 dicembre del 2005». Ma non è tutto: il Tribunale ha anche disposto «l’annullamento dell’importo di 53 milioni, corrispondente a quello anticipato dal commissariato di governo per la realizzazione di impianti Cdr fuori dalla provincia di Napoli; ma anche l’importo di euro 26.176699,29 di cui ai crediti certi, liquidi ed esigibili, relativi alla quantità di scarti, metalli e percolato pari all’utilità tratta dalla collettività dall’azione della Ati, da sottrarsi alla somma complessiva dei crediti, certi, liquidi ed esigibili pari ad euro 141.701.456, relativi alla tariffa di smaltimento dei rifiuti non ancora incassaata dalle odierne ricorrenti; oltre alle somme percepite o i relativi crediti ancora da percepire a titolo di aggio per l’attività di riscossione svolta dall’Ati per conto del Commissariato e dei comuni».