La tutela dell’ambiente

L'accusa di Gengaro

«L’affare ex Irm, spreco di denaro pubblico». Domani il Cosmari deciderà il futuro dell’azienda
1 febbraio 2010 - Michele De Leo
Fonte: Il Mattino Avellino

Altre 24 ore di attesa e riflessione. Poi la svolta. È affidato all’assemblea dei sindaci del Cosmari Av1 - convocata per domani - il compito di fare chiarezza sul futuro del consorzio e della compartecipata Asa. Il presidente Antonio Caputo non esclude soluzioni drastiche come la messa in liquidazione del Cosmari e della stessa Asa. In attesa della conversione in legge del decreto 195, infatti, è necessario affrontare una serie di questioni impellenti che impongono una forte assunzione di responsabilità. Il presidente illustrerà la situazione ai colleghi amministratori puntando l’attenzione su due questioni: garantire il pagamento dei cosmarini e fare chiarezza sui rapporti pubblico - privato e sulle politiche aziendali dell’Asa. «Prolungare - evidenzia Caputo - l’attività di un ente svuotato di competenze, servizi e contenuti non ha senso. Per questo - non dovessero emergere novità dalla conversione in legge del decreto 195 - è immaginabile avviare la messa in liquidazione del consorzio». A quel punto, si aprirebbero nuovi scenari per la compartecipata, le cui quote sono detenute al 69% dallo stesso Cosmari. L’Asa potrebbe, dunque, seguire lo stesso percorso. Ma l’ultima forzatura messa in atto dalla parte privata della società di viale Italia provoca l’indignazione del presidente del consiglio comunale di Avellino. Antonio Gengaro non ci sta ad assistere a quello che, da più parti, è stato definito «un nuovo colpo di mano»: «All’Asa si sta perpetrando l’ennesimo spreco di denaro pubblico. È assolutamente inopportuno mettere in atto, in questa fase di transizione, un’azione per l’acquisto di una nuova sede o per un fitto pluriennale. Ci troviamo di fronte a vicende inquietanti che destano sconcerto non solo nell’opinione pubblica ma anche tra chi è impegnato in politica. Immaginare una qualunque ipotesi che riguardi l’ex Irm, inoltre, è vergognoso: la struttura evoca la pagina più nera della gestione rifiuti in provincia di Avellino. È impensabile, dunque, dal punto di vista morale utilizzare ancora quel capannone per un’attività riconducibile al ciclo integrato dei rifiuti». Per questo, Gengaro chiede una presa di posizione forte ai sindaci e alla politica auspicando, sulla vicenda, un intervento chiarificatore della magistratura. Dal presidente arriva una richiesta a far luce sulle scelte della società e, soprattutto, a chiarire definitivamente il rapporto pubblico-privato all’interno dell’Asa. «L’azienda - aggiunge - è in perenne conflitto di interessi. L’esperienza delle società miste dimostra, altresì, che il pubblico interviene quando c’è da spendere o da ripianare. Viceversa, quando emergono possibilità di guadagni, la parte privata è sempre in prima linea. In questa occasione, tra tanti capannoni dismessi presenti nell’area, è stato individuato, guarda caso, quello di proprietà della parte privata. Perché non è stato bandito un avviso pubblico per reperire strutture capaci di ospitare la nuova sede della società? La decisione di prendere in fitto o di acquistare - come pure da più parti è trapelato - l’opificio ex Irm rappresenterebbe l’ennesimo regalo ai soci di minoranza dell’azienda, una sorta di buonuscita». Gengaro esprime vicinanza e solidarietà al presidente dimissionario Angelo Romano. «Il provvedimento messo in atto - continua - è scorretto dal punto di vista amministrativo. Le scelte di Romano, dunque, non possono che essere comprensibili e condivisibili. È necessario fare chiarezza sulle politiche societarie e sui rapporti pubblico privato di un’azienda che, tra l’altro, offre servizi scadenti: la città è più sporca del passato».

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