Sui rifiuti il vero rischio è tornare indietro
Le polemiche di questi ultimi giorni rischiano di creare confusione ulteriore in un settore - quello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti - che ha vissuto una lunghissima emergenza nella nostra regione e che ora ha assoluto bisogno di una straordinaria ordinarietà. Il consiglio regionale della Campania ha approvato, nel marzo 2007, una legge, la numero 4, riguardante la gestione dei rifiuti che ha ripartito le competenze fra Regione, Province e Comuni. Questa legge è stata parzialmente integrata e modificata nell’aprile del 2008. Proposta dalla giunta Bassolino e approvata dalla maggioranza di centrosinistra che governa in Regione, ha stabilito che in Campania gli Ambiti Territoriali Ottimali del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani concidano con le province. Questo avviene in Campania, ma anche in molte altre regioni del Centro-nord, coerentemente con quanto previsto dal decreto legislativo 152-2006, che all’articolo 200 richiama la necessità di superare la frammentazione esistente attraverso un servizio di gestione integrata dei rifiuti. È ottimale l’Ambito della provincia di Avellino dal punto di vista dei parametri fisici, demografici e tecnici? Io ritengo di sì. Ritengo, cioè, che abbia fatto bene il consiglio regionale a evitare la nascita di ulteriori enti (e dei relativi comitati o consigli di amministrazione) e di prevedere all’articolo 20 che sia l’amministrazione provinciale ad affidare il servizio di gestione integrata dei rifiuti. Va anche ricordato che la stessa legge regionale prevede il trasferimento alle Province dell’esercizio delle competenze degli enti locali, consorziati in materia di rifiuti, e la cessazione delle funzioni dei consorzi di bacino, istituiti nel 1993, contestualmente alla chiusura dello stato di emergenza. Mi sembra di capire che Nino Daniele - presidente dell’Anci Campania e sindaco di Ercolano - non condivida l’impianto della legge regionale, e con lui alcuni sindaci riuniti in assemblea nella sede irpina del Pd. I Comuni - per Daniele - non possono non gestire in proprio il servizio di raccolta. Mi chiedo: perchè l’Anci non è intervenuta nel 2007 e nel 2008? Perché alcuni sindaci non sono intervenuti presso gli assessori regionali irpini e presso i consiglieri regionali della maggioranza, quando questa legge veniva discussa e approvata?
Non credo sia logico tornare indietro, soprattutto considerando che da tempo i Comuni della regione Campania erano stati obbligati ad avvalersi in via esclusiva, per lo svolgimento dei servizi di raccolta differenziata, dei consorzi di bacino (vedi decreto legge del governo Prodi numero 61 del maggio 2007) e che i Comuni irpini, compresa la città capoluogo, si erano affidati ai consorzi di bacino Avellino 1 e Avellino 2. Hanno operato male i consorzi di bacino in Irpinia? Io direi che, rispetto al panorama campano, si sono comportati discretamente, raggiungendo buoni livelli di raccolta differenziata senza essere coinvolti nello scandalo di lavoratori sottoutilizzati o, addirittura, per nulla impiegati nei servizi. Infine, una riflessione sulla questione del soggetto esattore della tassa smaltimento rifiuti. Il governo ritiene che questi debba essere l’amministrazione provinciale. L’Anci non è d’accordo. Aspettiamo le decisioni del Parlamento, chiarendo fin da ora che non cadremo nella disperazione se la Tarsu dovesse essere incassata dai Comuni pur avendo l’amministrazione provinciale in programma la restituzione agli stessi dei costi dello spazzamento, della vigilanza ambientale e dell’aggiornamento della banca dati della Tarsu, in una logica di collaborazione e di concertazione adottata dalla Provincia nei confronti di tutti i sindaci e che si porterà ancora avanti. Quanto, invece, alla preoccupazione espressa da alcuni sindaci circa il raddoppio tariffario è opportuno fin d’ora tranquillizzare, soprattutto, i cittadini: se nel 2009 si è registrato un aumento delle tariffe in Campania lo si deve a quanto disposto dal decreto legge 61 del 2007, che imponeva ai Comuni di garantire con la Tarsu la copertura integrale dei costi del servizio di gestione dei rifiuti, pena la nomina di una commissario ad acta da parte del prefetto. Nel 2010, invece, non vi saranno sostanziali modifiche ai servizi che vengono effettuati nei singoli Comuni. E ancora: se saremo in grado di ottimizzare, come abbiamo scelto di fare, la logistica, il rischio di ulteriori aumenti tariffari sarà scongiurato. L’amministrazione provinciale, guidata dal senatore Cosimo Sibilia, ha assunto su di sé una grande responsabilità politica: difendere fino in fondo la provincializzazione e, con essa, il diritto alla salute e all’ambiente. Così come perseguiamo la sostanziale salvaguardia dei livelli occupazionali, in una logica di economicità (si passa dai 24 consiglieri di amministrazione dei Cosmari e delle società partecipate, ad uno solo) e di efficienza (mai più rifiuti per strada, moderno recupero dei materiali riciclabili): sono queste, secondo noi, le grandi sfide cui sono chiamati istituzioni, sindacati e lavoratori del settore.