Rifiuti, le risposte che tardano e la politica che non vede

Il dibattito sulla gestione ha visto come protagonisti solo Provincia e imprenditori
27 gennaio 2010 - Generoso Picone
Fonte: Il Mattino Avellino

Bisogna dare atto al senatore Enzo De Luca di aver destato il Pd da un interminabile torpore sulla questione rifiuti. Mentre in Irpinia era in corso un dibattito anche aspro tra i sostenitori della scelta pubblica e quelli della opzione privata per la società di gestione del ciclo integrato, con il campo completamente occupato dai rappresentanti dell’amministrazione provinciale, degli imprenditori e delle organizzazioni sindacali, gli esponenti del Partito democratico erano impegnati in un inesaurito confronto interno, pronti a contarsi, a lacerarsi, a dividersi, a ricomporsi. Era come se davanti a un protocollo congressuale che soltanto uno spirito malefico aveva potuto congegnare tanto complesso e insidioso non riuscissero a sfuggire allo sguardo inesorabile della Medusa e ne rimanessero pietrificati: niente al di fuori di se stessi, tutto all’interno del recinto segnato da mozioni, sensibilità, appartenenze sfuse e rivendicazioni pesanti. Autoreferenzialità allo stato puro. Intanto, nella provincia di Avellino si declinava il lessico della politica degli anni 2000, articolato - per esempio - nei problemi del trattamento dei rifiuti, del governo delle acque e del vento, dell’energia di cui pure il territorio irpino è ricco e spesso depredato. Tra gli scorsi mesi di novembre e dicembre il confronto è stato serrato proprio sul tema dell’immondizia: il decreto Ronchi che recepisce una direttiva europea indica la privatizzazione dei servizi, attraverso gare d’appalto che comunque non esautorino - anzi - la parte pubblica dal compito di guidare, controllare e verificare i processi. Palazzo Caracciolo, a cui è intestata la provincializzazione del ciclo integrato, ha scelto invece la strada della gestione pubblica, trovando il forte sostegno dei sindacati e il duro constasto degli industriali, andando alla fine alla costituzione di «IrpiniAmbiente».
Nell’operazione il presidente Cosimo Sibilia e l’assessore all’Ambiente Domenico Gambacorta hanno mostrato doti di responsabilità, fermezza e convinzione estreme, forti nella ragione di tutelare così il settore da infiltrazioni della malavita organizzata e garantire i livelli occupazionali. I sindacati anche per questi motivi hanno sostenuto il progetto. Il Pd? Nella partita non ha toccato palla. Si deve a De Luca, per altro vicepresidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, il primo intervento forte sulla materia, nell’intervista al «Mattino» dell’11 gennaio: l’emergenza in Campania non si è chiusa nonostante Guido Bertolaso lo vada sbandierando in ogni dove - questo il senso delle dichiarazioni del senatore - e soprattutto non è mica detto che la gestione pubblica sia la migliore, specie se va in contrasto con un preciso dettato europeo. Il 21 gennaio Enzo De Luca ha trasferito queste convinzioni nei suoi numerosi emendamenti al decreto legge 195 del 20 dicembre 2009, invitando a rivedere quanto fino ad allora stabilito e proponendo una legge quadro per mettere ordine sul modello della Galli per l’acqua. L’altra sera i democratici irpini ne hanno discusso, sollecitati anche dalla mobilitazione dei sindaci campani, e dalla riunione di via Tagliamento sono uscite parole critiche verso la Provincia e «IrpiniAmbiente». «Un super carrozzone», il commento di Lello De Stefano, responsabile del Pd per gli enti sovracomunali. Si potranno poi valutare nel merito le affermazioni del Pd e capire se analogo atteggiamento verrà esteso anche nell’esame di situazioni contigue. Ora valga la circostanza che finalmente c’è un qualcosa da registrare: c’è, insomma, una forza politica che esprime un giudizio, che avanza una proposta. Il Pdl, per dire, non l’ha ancora fatto, delegando in pieno a Sibilia e Gambacorta la sua posizione. Meglio tardi che mai, però nel caso dei democratici c’è il rischio che tardi sia davvero e che risulti assai difficile riavvolgere il nastro. Hanno chiesto di aprire una fase di concertazione con la Provincia, registrando anche pareri diversi al proprio interno, con il presidente del Cosmari, Antonio Caputo, a difendere il percorso compiuto con Palazzo Caracciolo. Non sarà facile giungere a una sintesi. Il segretario provinciale Caterina Lengua annuncia che «il Pd irpino intende mantenere alto il livello della discussione e dell’attenzione su un tema così delicato». Benissimo. Ci si aspetta, a questo punto, che dica anche cosa pensa di quanto avviene all’Asa, con il presidente Angelo Romano il quale si dimette constestando assunzioni illegittime decise in sua assenza e in piena fase di transizione, quando il fermo biologico è d’obbligo, e denunciando l’esistenza di una vera e propria questione morale. Se si ha voglia di fare politica, si cominci a sgomberare il terreno da questi fantasmi.

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