Quattro anni di gestione tra crisi, polemiche e scelta
Angelo Romano lascia l'Asa dopo quattro anni di gestione. Era stato nominato alla guida dell'azienda di viale Italia nel gennaio 2006. Nel corso della sua amministrazione si è trovato ad affrontare numerose fase di crisi del comparto rifiuti e a schivare tante polemiche ma è riuscito, nel contempo, a raggiungere risultati apprezzabili. Il presidente ha ritirato le commesse affidate all'esterno per una spesa di circa cinque milioni di euro annui e ha rinnovato l'80% circa del parco automezzi con investimenti per oltre 5 milioni di euro. Nel frattempo, è riuscito a chiudere per tre volte, dal 2007 al 2009, il bilancio in attivo. Oggi l'Asa vanta crediti per circa nove milioni di euro, di cui sei milioni e mezzo dal Cosmari Av1 e la restante parte da alcuni comuni. L'azienda con sede in viale Italia conta 264 dipendenti, con molti dei quali sono state chiuse le vertenze. «Sono consapevole e cosciente - spiega il presidente Romano - di quanto ho realizzato. Ho dato competitività e dignità all'azienda portandola, quattro anni dopo il mio insediamento, ad essere una società modello». Quelle rassegnate giovedì sono le sue terze dimissioni dalla carica di presidente dell'Asa. Nelle prime due occasioni, Romano è stato convinto a tornare sui suoi passi. Stavolta, la situazione sembra essere diversa. Il presidente ha dichiarato che non ci sono le condizioni e ha fatto intendere che la condicio per riprendere in mano la guida e le sorti dell'azienda di viale Italia è rappresentata dalla fuoriuscita della parte privata. Oggi, infatti, l'Asa è ancora una società a partecipazione pubblico-privata. Il Cosmari AV1 e, dunque, i quarantaquattro comuni da esso rappresentati, detengono la maggioranza con il 69% delle azioni. Il restante 31% è rappresentato dal gruppo Pescatore. Nelle scorse settimane era stato avviato il percorso per rendere l'azienda interamente pubblica. Le quote della parte privata erano state valutate 214mila euro. L'azione avviata dal presidente del Cosmari Av1 Antonio Caputo sollevò polemiche e critiche che ottennero il risultato di bloccare il processo.