Rifiuti, a Tufino camion bloccati per protesta
I lavoratori del consorzio di bacino Napoli 3 bloccano per molte ore l’impianto di tritovagliatura e imballaggio dei rifiuti, una ventina di camion dell’Asia non riesce a scaricare e restano a bordo 230 tonnellate di spazzatura. Per rimediare i dirigenti dell’azienda partecipata hanno deciso per oggi l’apertura anticipata, e questo dovrebbe evitare conseguenze sulla pulizia delle strade della città. A Tufino, infatti, arriva la spazzatura di Napoli che, dopo la lavorazione, viene bruciata ad Acerra. La protesta si è conclusa quando è stato fissato un incontro che si terrà oggi con il presidente della Provincia Luigi Cesaro, con l’assessore Giuseppe Caliendo e con il presidente della società provinciale Corrado Catenacci. E tutto questo anche se gli esuberi indicati dai dirigenti del consorzione (357 in tutto) sono molto più contenuti di quelli previsti. I dipendenti, mobilitati dai sindacati autonomi, protestano contro il decreto 195, quello che sancisce la chiusura dell’emergenza rifiuti e stabilisce le norme per il rientro degli enti locali nelle proprie competenze. All’articolo 13, infatti, si stabilisce che ai prevedibili esuberi si faccia fronte con gli strumenti offerti dall’accordo sul welfar tra Stato e Regioni del febbraio 2009, cioè con gli ammortizzatori sociali in deroga. Per il consorzio di Napoli e Caserta le eccedenze alla pianta organica devono essere conteggiate dai dirigente dei consorzi in particolare da quelli di Napoli e Caserta. E nelle schede di lettura del provvedimento si sottolinea: «Secondo quanto indicato nella relazione tecnica, i suddetti esuberi sarebbero stimabili in circa 700 unità, con conseguente onere complessivo pari a circa 30 milioni di euro». Milioni che saranno presi dal fondo costituito a seguito dell’accordo tra Stato e Regioni Ma nella relazione inviata ieri a Roma (nei venti giorni previsti dal decreto) dirigenti del consorzione gli esuberi sono molto più contenuti: 61 a Caserta (55 operai e sei amministrativi) e 296 a Napoli in tutto 357, una cifra abbastanza lontana anche da quella individuata dal consorzio Priula incaricato un anno e mezzo fa dall’allora gestore unico Alberto Stancanelli di monitorare la situazione. Allora si parlò infatti di 551 eccedenze. Ma i sindacati non ci stanno: «Le Province devono assumere tutti quelli che hanno lavorato nei consorzi, nessuno escluso», dice Mimmo Merolla della Filas Confsal. I lavoratori, però, non contestano solo le cifre, ma anche i criteri per individuare le eccedenze che a loro parere restano troppo vaghe. Il decreto, stabilisce, infatti di dare priorità nelle assunzioni ai lavoratori assunti entro il 31 dicembre del 2001, ma non fornisce ulteriori indicazioni. «Il rischio è che restino nei consorzi i lavoratori scelti clientelarmente - dice Vincenzo Guidotti - e che tornino a casa tutti gli altri». Del resto proprio le assunzioni nei consorzi sono al centro di numerosi procedimenti giudiziari. E anche l’inserimento dei lavoratori negli elenchi della mobilità viene contestata dai sindacati autonomi che chiedono, invece, l’assorbimento da parte degli enti locali. E a fianco dei dipendenti dei consorzi si schiera il capogruppo Pd alla Provincia, Giuseppe Capasso che sostiene: «Con il decreto 195 che dichiara cessata l’emergenza rifiuti il Governo e la Provincia di Napoli rischiano di innescare una nuova e più grave emergenza sociale, con la perdita di migliaia di posti di lavoro nel settore dei rifiuti». Sulla vicenda consorzi, però, come su tutto il pacchetto delle modifiche possibili al decreto, continuano le trattative a livello politico: in commissione ambiente è stato fatto slittare ancora una volta il termine per la presentazione degli emendamenti. E ieri il sottosegretario Guido Bertolaso, intervenendo nella commissione affari costituzionali Senato ha confermato la disponibilità del Governo ad accogliere alcune proposte di modifica concordate anche con gli amministratori locali a proposito del’ attribuzione del gettito della tarsu a Province e Comuni.