Ariano Uno degli indagati chiede il trasferimento del procedimento in altra sede

Difesa Grande, si torna in aula

Disastro, abusi e falso
Udienza davanti al gup per decidere sul processo
19 gennaio 2010 - Vincenzo Grasso
Fonte: Il Mattino Avellino

Ariano Irpino. E' fissata per questa mattina presso il Tribunale di Ariano Irpino l'udienza davanti al Gup che deve pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura nei confronti di venticinque persone (ex amministratori dell'Asi-Dev Ecologia, del Codiso di Solofra e del Bacino Smaltimento Napoli 3) indagate per vari reati, tra cui disastro ambientale, violazioni edilizie, falso ideologico, omissione di atti di ufficio, inquinamento delle falde acquifere e smaltimento illegale di rifiuti presso la discarica di Difesa Grande negli anni precedenti il 2004. Difficilmente, però, si arriverà al pronunciamento del giudice sugli indagti. Uno di questi, Domenico Pinto, ha avanzato la richiesta di rimessione del processo ad altra sede, sostenendo che ad Ariano non ci sarebbero le condizioni ambientali per celebrare un processo di questo tipo. In pratica si ripete quanto già accaduto nell'ottobre scorso allorquando anche altri dieci indagati (Emilio e Nicola De Vizia, Roberto Gennarelli, Gerardo Adiglietti, Marcello Caruso, Antonio Picardi, Salvatore Pierro, Alberto Manganiello, Raffaele Giannattasio e Antonio Aufiero) presentarono, attraverso i loro legali (gli avvocati Preziosi, Fronzoli e Santillo), istanza di ricusazione per legittimo sospetto e per pregiudizio delle libertà di determinazione delle persone coinvolte, perchè convinte che «l'ambiente arianese fosse pregiudizialmente ostile, capace di turbare la dialettica processuale, anche per il ruolo già svolto da stampa ed emittenti locali». Per non parlare di episodi verificatisi nel 2004 con l'aggressione al dottor Catanese della questura di Avellino e della dimostrazione nei confronti dell'ex procuratore Amato Barile, la cui auto sarebbe stata circondata da manifestanti e fatta oggetto di lancio di palle di neve. Tale richiesta, tuttavia, fu respinta dalla Cassazione. Gli stessi difensori, pur manifestando una certa insoddisfazione, si dichiararono convinti di poter ugualmente superare lo scoglio dell'udienza Gup, dimostrando l'infondatezza delle accuse della Procura arianese. E' evidente, dunque, che anche questa mattina il Gup rimetterà gli atti alla Cassazione perchè possa pronunciarsi al più presto. La svolta in questa vicenda giudiziaria non ha colto di sorpresa, tuttavia, né l'avvocato Domenico Carchia che rappresenta per la parte civile, il comune di Ariano Irpino, né gli ambientalisti locali. «La Suprema Corte - ribadisce l'avvocato Carchia - ha già respinto la prima istanza, ribadendo che non c'è alcun inquinamento ambientale. Dal settembre del 2006 ci sono state davanti al gup diverse sedute durante le quali i protagonisti di questa vicenda hanno esposto le loro tesi in tutta tranquillità e senza condizionamenti esterni. Questa città non è violenta, né agitata. Nessuno può condizionare il giudice. Ci si augura solo che si faccia chiarezza sulla gestione di Difesa Grande. Su come è stato gestito l'impianto, sul conferimento dei fanghi industriali del Codiso di Solofra fino al 1999 e sulle varie analisi fatte da Asl e Arpac nel tempo dentro e fuori la discarica». Per l'avvocato Giovanni La Vita «la popolazione arianese non merita di essere considerata violenta da parte dei difensori di alcuni indagati. Lo capiscono tutti - precisa - che queste sono manovre dilatatorie, che hanno un solo obiettivo: allontanare nel tempo la sentenza e sperare di arrivare alla prescrizione dei reati. Noi diciamo agli interessati che non faremo alcuna dimostrazione, vengano a difendersi tranquillamente. Non si può, però, buttare al macero un'indagine che è partita dal 1997 e che si è conclusa nel 2004. Non si può mettere nel cassetto il lavoro della compianta pm Tognon. I cittadini arianesi devono sapere cosa è accaduto per anni a Difesa Grande, dove, tra l'altro, non si avvia ancora l'operazione di bonifica e messa in sicurezza dell'impianto. Questa è una pagina nera della storia locale. Ma da questa pagina bisogna tirare fuori l'insegnamento dovuto».

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